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Da redazione,

Sono passati solo alcuni giorni da quando, poco più di una settimana fa, sfatavamo una volta per tutte il mito dei “fumi” provenienti dai camini della nostra azienda, richiamando al medesimo senso di responsabilità e trasparenza i comitati e la stampa, tanto attenti alla situazione del nostro stabilimento quanto distratti sull’identificazione del vero inquinatore dell’area. Lo studio Cnr-Apra, infatti, ha dimostrato mesi orsono che l’inquinamento che caratterizza l’area proviene a monte dello stabilimento Timac. Dunque perché comitati, giornali e istituzioni non determinano di chi si tratta?

Suscita molta perplessità il fatto che, nonostante Timac abbia confermato in quest’ultima occasione di aver accolto la sfida della trasparenza, rendendo l’azienda una vera e propria casa di vetro per tutti i cittadini in cerca di risposte, alcuni comitati continuino a dimostrare di non voler in alcun modo aderire a quel genere di comportamento chiaro, trasparente e responsabile che con tanta veemenza professano per gli altri.

Capita così che uno di questi comitati non si ponga alcun limite nell’alimentare con informazioni spesso frammentate, incomplete e parziali (e di certo in contrasto con tutti gli studi realizzati dagli enti pubblici preposti) l’idea che dal nostro stabilimento provengano forme di inquinamento, ironizzando sulla fuoriuscita di vapore acqueo dai nostri camini (tesi però, dispiace per loro, corroborata da Arpa e magistratura) e pubblicando video di impianti produttivi dai quali vengono emessi vapori nell’aria senza precisare l’identità dell’azienda in questione, facendo alludere che si tratti proprio dello stabilimento di Timac, salvo poi, a domanda diretta posta da un utente su Facebook, dichiarare che si tratta della cementeria. E allora perché non scriverlo nel titolo? Di chi e che cosa hanno paura coloro che hanno realizzato e postato il video? La verità è sempre la migliore arma.

Non è, questo, certamente il tipo di comportamento che i cittadini di Barletta si aspetterebbero da chi ha preteso di elevarsi ad alfiere della trasparenza. Nella vicenda che ci riguarda, c’è chi, come Timac, ha deciso di agire con trasparenza, dialogo e confronto, e c’è chi, invece, preferisce rinchiudersi nei propri pregiudizi, foraggiando disinformazione e confusione. Ma le bugie hanno le gambe corte.