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Da redazione,

I dati della seconda campagna di monitoraggio svolta da Cnr e Arpa hanno permesso di completare il quadro relativo allo stato della falda sottostante l’area industriale di Barletta, colmando, dopo tanti, troppi anni, le lacune della prima campagna, attraverso un’estensione dell’area oggetto di indagine.

 

Finalmente da questo studio emerge inequivocabilmente la presenza di sorgenti di inquinamento dell’area industriale ubicate a monte idrogeologico rispetto a via Trani.

Lo studio conferma, quindi, quanto sostenuto fin dal primo momento da Timac Agro, attraverso le ricerche svolte autonomamente dai nostri esperti. In particolare, lo studio ha dimostrato che sono presenti sorgenti della contaminazione da metalli pesanti (arsenico, cromo esavalente, nichel, selenio, tallio) e da fluoruri, nitriti, solfati e composti organoalogenati che arrivano dall’entroterra, aldilà di via Trani, al di fuori dell’area dello stabilimento Timac.

Nello specifico, in merito al Cromo VI, lo studio mostra come l’area impattata si sviluppi dai piezometri PN17b e PN15, posti a monte idrogeologico rispetto allo stabilimento Timac, fino ai piezometri PZ1 e PZ6 che rappresentano le acque in entrata allo stesso stabilimento Timac. Per quanto riguarda invece l’Arsenico, l’indagine mostra che la concentrazione massima misurata è in corrispondenza del piezometro PN17b, anch’esso ubicato a monte dello stabilimento Timac.

Il flusso di falda giunge, dunque, a via Trani inquinato fino a quando non incontra il nostro sistema di messa in sicurezza ambientale, richiesto dagli enti locali e implementato da Timac a partire dal 2021, che intercetta le acque di falda a valle dello stabilimento per poi trattarle e re-iniettarle a monte dello stesso (lungo Via Trani).

Timac Agro sottolinea: “Non possiamo dimenticare che lo stabilimento ha sfiorato la chiusura definitiva con il sequestro imposto sulla base di dati parziali e incompleti e che solo la caparbietà dei vertici aziendali e dei nostri consulenti ha consentito di evitare. Oggi esprimiamo soddisfazione constatando che anche questa volta quanto sempre dichiarato e sostenuto da Timac trova pieno riscontro negli esiti di questo secondo monitoraggio. Si tratta di dati che, come recentemente dichiarato in commissione ambiente di regione Puglia, sono esaustivi e non necessitano di ulteriori campagne di monitoraggio, ma noi e tutta la città abbiamo dovuto attendere quasi tre anni da quando è stato eseguito il campionamento perché fossero resi pubblici”.

“I dati del secondo monitoraggio ambientale - afferma l’Avv. Francesco Salvi, legale dell’azienda – dimostrano come non vi sia alcuna responsabilità di Timac nella contaminazione della falda. Per questo, ora che si conoscono i nuovi dati, continuare a riferirsi a quelli del precedente monitoraggio (2016) e alle determinazioni della Provincia di ben 8 anni fa è privo di alcun senso”.

Il professor Matteo Benozzo dichiara altresì: “Visti i dati pubblici e alla luce di tutte le verifiche e gli studi compiuti negli anni da Timac sotto il controllo e con validazione di Regione, Provincia, Comune e Arpa, è lecito aspettarsi ora la revoca delle due famose ordinanze, oramai definitivamente superate”.

 

TeleSveva:

 

Amica 9:

Telenorba:

Da redazione,

“A totale dimostrazione dell'impegno e del comportamento responsabile della Timac nei confronti dei lavoratori, della comunità locale e delle amministrazioni pubbliche, è importante ricordare che negli ultimi tre anni sono stati spesi a Barletta 4 milioni di euro per coniugare l’attività imprenditoriale, i posti di lavoro e la tutela dell’ambiente, implementando procedure di messa in sicurezza operative definite e concordate con gli enti in numerose conferenze di servizi e, ancora, puntando sullo sviluppo futuro innovando le infrastrutture industriali dello stabilimento di via Trani”. E’ quanto si legge in una nota di Timac Agro Italia.

Nonostante tutto ciò – prosegue la nota – la procura ha inteso rafforzare il suo già pesantissimo provvedimento cautelare revocando la facoltà d’uso dello stabilimento, sulla base di una perizia tecnica che ancora una volta sembrerebbe non tenere conto dei dati più aggiornati, sembrerebbe disconoscere tutte le attività messe in atto dall’azienda e approvate dagli enti preposti in materia di messa in sicurezza operativa oltre a non considerare la ferma volontà, espressa dall’azienda in tutti i modi, di volersi adoperare concretamente per risolvere il problema dell’inquinamento storico”.

“Come sempre detto – continua la nota – anche in questa nuova situazione, l’azienda mantiene fermo l’impegno preso da tempo con opinione pubblica ed enti locali e non si sottrarrà alla promessa di bonificare un sito che presenta un inquinamento in parte storico (dovuto a precedenti gestioni societarie) e in parte esterno allo stabilimento. Per tale ragione in queste ore abbiamo già interpellato l’Arpa per definire procedure concordate per la bonifica del sito”.

“Purtroppo – conclude Timac – siamo consapevoli che tutto questo non risolverà i problemi ambientali di Barletta e tantomeno dell’area industriale, come dimostrato dallo studio CNR trascurato da 684 giorni”.

Da redazione,

Inquinamento del sottosuolo nella zona industriale di via Trani. Timac Agro Italia, attraverso Andrea Camaiora, responsabile delle relazioni esterne segnala:  “Al termine di un lungo e complesso iter amministrativo e nonostante l’inspiegabile ostruzionismo della Provincia, Timac Agro Italia ha dato avvio all’operazione di “pump and stock” proposta dall’azienda e validata in Conferenza di Servizi per rimuovere l’inquinamento che attraversa la falda su cui sorge lo stabilimento. L’operazione, che è già stata avviata da alcuni giorni, consiste nell’estrazione dalla falda delle acque che registrano valori anomali (non dovuti all’attività dello stabilimento Timac che, come noto, è a “ciclo chiuso”, cioè priva di qualsiasi scarto sull’ambiente, ma ad agenti esterni, provenienti da un inquinatore tutt’ora sconosciuto alle autorità), nello stoccaggio delle acque presso un deposito temporaneo e nel successivo smaltimento delle stesse come rifiuto, tutto a spese dell’azienda”.

“L’attività di pump and stock – prosegue Camaiora – si aggiunge così a quella già operativa sul suolo e allo studio idrogeologico realizzato dall’azienda. In questo modo Timac, nonostante non abbia alcuna responsabilità sullo stato di contaminazione della falda (che, come confermato dall’ormai famoso studio idrogeologico Cnr-Arpa, proviene a monte dello stabilimento), è in grado di ottemperare pienamente alle due ordinanze emanate dalla Provincia nei mesi di agosto e settembre del 2015 (nonostante le ritenga del tutto illegittime), su cui è bene fare ancora una volta chiarezza. A dicembre 2015, la società aveva già presentato agli enti locali tutti gli interventi necessari alla bonifica del sito, le ormai famose MISO sul suolo e sulla falda (il barrieramento idraulico), ma il tergiversare della Provincia, mese dopo mese, ha prodotto il grave ritardo, inducendo anche la magistratura a intervenire. Come sappiamo, a distanza di mesi la magistratura ha dato atto a Timac di aver correttamente intrapreso il percorso di bonifica e i successivi appuntamenti in sede giudiziaria chiariranno una volta per tutte ai barlettani in capo a chi stanno le responsabilità.

Pur avendo impugnato le ordinanze della Provincia dinnanzi al Tar, Timac ha sempre agito con pieno senso di responsabilità per venire incontro alle richieste degli enti locali e alle domande dei barlettani. Oggi, con l’operazione di pump and stock, siamo in grado di mettere la parola fine a qualsiasi speculazione e preoccupazione circa l’impatto che l’attività produttiva dello stabilimento ha sull’ambiente e sull’impegno profuso dall’azienda per porre rimedio a un inquinamento dovuto all’operato altrui, ma di cui si è assunta l’impegno di far fronte per il bene comune. Ricordo però ai barlettani che, mentre l’attenzione sulla nostra azienda è sempre molto alta, nessuno sembra preoccuparsi dell’emergenza ambientale numero 1 della città: come ricorda il nostro conteggiatore automatico, ben visibile sul blog ‘Le ragioni di Timac’, sono trascorsi 174 giorni dalla pubblicazione dello studio Cnr e ancora non si conosce l’identità del vero inquinatore di Barletta”. 

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 12 dicembre 2016.

 

Da redazione,

“E ancora non si conosce l’identità del vero inquinatore dell’area industriale di Barletta”. Questa la frase posta in bella evidenza sul sito www.leragioniditimac.it dove spicca il contatore innescato per segnare il tempo trascorso dalla pubblicazione di uno studio idrogeologico Cnr-Arpa e da cui emerge la mancata individuazione dei veri responsabili dell’inquinamento nella zona industriale di via Trani, di fatto, scagionando la Timac (azienda che produce concimi e fertilizzanti per l’agricoltura).

Questo il tema dominante della conferenza stampa tenuta venerdì mattina dai vertici locali della Timac Agro Italia e presieduta dal direttore dello stabilimento di Barletta, Cèdric Vienet, dal responsabile ambientale dello stabilimento, Giuseppe Lombardi, dal legale dell’azienda, professor Francesco Bruno (esperto in diritto ambientale), e dal responsabile delle relazioni esterne, Andrea Camaiora.

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 22 ottobre 2016.

Da redazione,

“Noi desideriamo lavorare serenamente, per questo ci interessa continuare a produrre, ad assumere persone, così come l’azienda sta facendo nonostante la crisi economica, e per questo ci siamo sempre messi a disposizione delle richieste degli enti locali”, è quanto dichiara Andrea Camaiora, portavoce di Timac Agro Italia in un’intervista ad Amica9 Tv.

Abbiamo messo a disposizione le risorse per sostenere lo sforzo economico degli studi di CNR e Arpa, e questi hanno confermato ciò che noi avevamo sempre detto e che avevamo accertato con uno studio privato, e cioè che l’inquinamento non proviene da Timac, ma alle spalle dello stabilimento” prosegue il portavoce di Timac Agro.

“Ci è stato chiesto di fare un intervento di messa in sicurezza del suolo e abbiamo speso 600mila euro per l’impermeabilizzazione e gli altri interventi. Abbiamo chiesto e ottenuto anche l’approvazione del piano di bonifica della falda, che ci costerà molto ma verrà realizzato, sperando che qualcuno prima o poi ci rifondi dei grandi danni subiti in questi mesi per un inquinamento non prodotto da noi ma di cui noi, per collaborare lealmente con la città di Barletta, ci siamo sobbarcati” conclude.

Clicca sul video per guardare l’intervista completa.

Da redazione,

“Noi desideriamo lavorare serenamente, per questo ci interessa continuare a produrre, ad assumere persone, così come l’azienda sta facendo nonostante la crisi economica, e per questo ci siamo sempre messi a disposizione delle richieste degli enti locali”, è quanto dichiara Andrea Camaiora, portavoce di Timac Agro Italia in un’intervista ad Amica9 Tv.

Abbiamo messo a disposizione le risorse per sostenere lo sforzo economico degli studi di CNR e Arpa, e questi hanno confermato ciò che noi avevamo sempre detto e che avevamo accertato con uno studio privato, e cioè che l’inquinamento non proviene da Timac, ma alle spalle dello stabilimento” prosegue il portavoce di Timac Agro.

“Ci è stato chiesto di fare un intervento di messa in sicurezza del suolo e abbiamo speso 600mila euro per l’impermeabilizzazione e gli altri interventi. Abbiamo chiesto e ottenuto anche l’approvazione del piano di bonifica della falda, che ci costerà molto ma verrà realizzato, sperando che qualcuno prima o poi ci rifondi dei grandi danni subiti in questi mesi per un inquinamento non prodotto da noi ma di cui noi, per collaborare lealmente con la città di Barletta, ci siamo sobbarcati” conclude.

Clicca sul video per guardare l’intervista completa.