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Da redazione,

Mentre c'è chi straparla di inquinamento, aria irrespirabile e superamento dei limiti di emissione previsti dalla legge, c'è chi come noi può rispondere con la forza della verità e dei fatti.

La verità è che negli ultimi giorni Timac è stata oggetto di ben due accertamenti da parte di carabinieri e polizia locale per l'ispezione dello stabilimento. I fatti sono i documenti che riportiamo e che dimostrano, ancora una volta, che abbiamo le carte in regola. Altri possono vantare lo stesso?

Forse anziché concentrarsi sempre e solo su Timac, si potrebbe cercare inquinamento e violazioni di legge da qualche altra parte.

 

Da redazione,

I sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec hanno emanato, lo scorso 8 luglio, una nota congiunta sull’incontro avvenuto una settimana prima con il sindaco di Barletta Pasquale Cascella attorno al rischio di perdita di posti di lavoro derivante dai recenti sviluppi giudiziari maturati su Timac.

Timac, hanno scritto i sindacati, è «un’azienda economicamente solida, con un livello di occupazione tra diretti e indiretti di oltre duecento unità lavorative, che si trova ad affrontare una possibile chiusura del sito, dovuta forse a responsabilità altrui». «Sia chiaro – prosegue la nota – noi non siamo per l’industria che inquina e uccide i cittadini e ancor prima i lavoratori. La nostra stella polare è che le produzioni devono essere compatibili con la salute la sicurezza e l’ambiente. Dove le aziende superano con le emissioni o gli scarichi le soglie della legge, sulla tutela della salute della collettività, devono provvedere a riportare i parametri sotto le soglie previste, se non lo fanno a quel punto possono anche essere chiuse, con buona pace di tutti. La Timac Agro ha sempre avuto corrette relazioni industriali e buoni rapporti con i dipendenti, ha sempre applicato il CCNL, una tra le poche aziende a Barletta a praticare la contrattazione di secondo livello, questo non ha nulla a che vedere con le questioni ambientali, ma ci dà il senso delle politiche aziendali».

Poi la critica al sindaco Cascella: «Il sindaco nell’incontro non ha fatto un solo accenno sul futuro di oltre 200 famiglie adesso coinvolte. In futuro potrebbero essere parecchie migliaia i posti di lavoro che saltano, qualora si dovesse attuare la delocalizzazione delle unità produttive presenti nell’area industriale per trasferirli in altre aree fuori dalla città. Il sindaco e la sua giunta forse sottovalutano che cacciando importanti realtà produttive locali si sta rischiando di procurare un danno alla società barlettana condannandola a perdere migliaia di posti di lavoro e redditi, creando di fatto le condizioni di disoccupazione diffusa e povertà del territorio».

I sindacati ricordano che l’incontro con il sindaco era stato chiesto da loro «per capire se l’amministrazione avesse a cuore la sorte di centinaia di lavoratori oppure no», ma sottolineano come nei giorni successivi sugli organi di informazione sia stata riportata solo la posizione del sindaco, «ovvero sviluppo sostenibile, partecipazione alla preparazione del PUG, bonifica, chiusura e delocalizzazione delle fabbriche, niente delle sorti dei lavoratori e delle loro famiglie».

“E’ questa indifferenza che ci preoccupa molto e la osteggeremo con tutti i mezzi disponibili, non escluso la mobilitazione dei lavoratori di tutta l’area industriale, affinché Timac e tutte le aziende presenti nell’area, con migliaia di posti di lavoro occupati, non siano sacrificate sull’altare di interessi speculativi ancora poco chiari» conclude la nota.

Da redazione,

I sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec hanno emanato, lo scorso 8 luglio, una nota congiunta sull’incontro avvenuto una settimana prima con il sindaco di Barletta Pasquale Cascella attorno al rischio di perdita di posti di lavoro derivante dai recenti sviluppi giudiziari maturati su Timac.

Timac, hanno scritto i sindacati, è «un’azienda economicamente solida, con un livello di occupazione tra diretti e indiretti di oltre duecento unità lavorative, che si trova ad affrontare una possibile chiusura del sito, dovuta forse a responsabilità altrui». «Sia chiaro – prosegue la nota – noi non siamo per l’industria che inquina e uccide i cittadini e ancor prima i lavoratori. La nostra stella polare è che le produzioni devono essere compatibili con la salute la sicurezza e l’ambiente. Dove le aziende superano con le emissioni o gli scarichi le soglie della legge, sulla tutela della salute della collettività, devono provvedere a riportare i parametri sotto le soglie previste, se non lo fanno a quel punto possono anche essere chiuse, con buona pace di tutti. La Timac Agro ha sempre avuto corrette relazioni industriali e buoni rapporti con i dipendenti, ha sempre applicato il CCNL, una tra le poche aziende a Barletta a praticare la contrattazione di secondo livello, questo non ha nulla a che vedere con le questioni ambientali, ma ci dà il senso delle politiche aziendali».

Poi la critica al sindaco Cascella: «Il sindaco nell’incontro non ha fatto un solo accenno sul futuro di oltre 200 famiglie adesso coinvolte. In futuro potrebbero essere parecchie migliaia i posti di lavoro che saltano, qualora si dovesse attuare la delocalizzazione delle unità produttive presenti nell’area industriale per trasferirli in altre aree fuori dalla città. Il sindaco e la sua giunta forse sottovalutano che cacciando importanti realtà produttive locali si sta rischiando di procurare un danno alla società barlettana condannandola a perdere migliaia di posti di lavoro e redditi, creando di fatto le condizioni di disoccupazione diffusa e povertà del territorio».

I sindacati ricordano che l’incontro con il sindaco era stato chiesto da loro «per capire se l’amministrazione avesse a cuore la sorte di centinaia di lavoratori oppure no», ma sottolineano come nei giorni successivi sugli organi di informazione sia stata riportata solo la posizione del sindaco, «ovvero sviluppo sostenibile, partecipazione alla preparazione del PUG, bonifica, chiusura e delocalizzazione delle fabbriche, niente delle sorti dei lavoratori e delle loro famiglie».

“E’ questa indifferenza che ci preoccupa molto e la osteggeremo con tutti i mezzi disponibili, non escluso la mobilitazione dei lavoratori di tutta l’area industriale, affinché Timac e tutte le aziende presenti nell’area, con migliaia di posti di lavoro occupati, non siano sacrificate sull’altare di interessi speculativi ancora poco chiari» conclude la nota.