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Da redazione,

Timac Agro Italia è tra le imprese motrici in grado di trainare la ripresa della Regione Puglia. A sostenerlo, in un approfondito intervento pubblicato oggi sulla Gazzetta del Mezzogiorno, il professor Federico Pirro, docente di Storia dell'Industria e di Storia dell'Industria editoriale contemporanea nell'Università Aldo Moro di Bari.

Secondo il professore, è necessario smentire il pregiudizio secondo cui la Puglia sia “irrimediabilmente segnata dal sottosviluppo e da una desertificazione industriale, con il relativo collasso dell’apparato di produzione manufatturiera”. La Puglia infatti, come ricorda Pirro, è divenuta ormai una delle maggiori aree economiche del Paese. Nel 2016 è risultata la terza regione del Sud, dopo Campania e Sicilia, per il Pil, pari a 70,8 miliardi e valore aggiunto del totale delle attività economiche (65 miliardi), risultando la nona in Italia per gli stessi indicatori. Nel 2015 – considerando gli ultimi dati consultabili - la Puglia è stata la 4° nel Paese per il valore aggiunto dell’agricoltura e l’8° per quello del settore industriale.

Nell’articolo sono passati in rassegna tutti i principali siti produttivi del territorio: dall’acciaio all’agroalimentare, dall’aerospazio all’automotive, dalla chimica di base all’Ict. Tra questi emerge - al fianco di Ilva, FPT, Princess Mitsubishi e Leonardo -  Timac Agro Italia.

L’azienda, che dal 1991 produce e commercializza fertilizzanti, fa capo alla multinazionale francese Roullier. Nel suo stabilimento produttivo a Barletta dà lavoro a 268 persone. Fiore all’occhiello dell’attività di Timac Agro Italia è il concetto di fertilizzazione sostenibile, realizzato in modo che gli elementi minerali siano interamente assorbiti dalle radici senza rimanere nel suolo e quindi senza produrre inquinamento.

Insomma in Puglia la ripresa c’è, anche grazie agli investimenti internazionali che hanno creato decine di migliaia di posti di lavoro. E Timac ne è protagonista attiva.

Da redazione,

Ecco l’intervento completo del presidente della zona BAT di Confindustria, Sergio Fontana, sulla vicenda di Timac Agro Italia, pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno il 22 luglio 2016:

 

Difendere l’ambiente e, nello stesso tempo, valorizzare le imprese che creano ricchezza e occupazione; riqualificare l’area industriale con aree verdi e servizi; snellire la burocrazia stabilendo regole chiare e certe. Per Confindustria Bari e BAT è questa, in sintesi, la via da seguire per condurre il territorio di Barletta verso una ripresa sostenibile e duratura. 

 

Barletta ha un tessuto imprenditoriale importante, che fa di questa città il quarto Sistema Locale di Lavoro  pugliese (dopo Taranto, Bari e Brindisi), con un importante porto commerciale che movimenta un traffico superiore al milione di tonnellate all’anno grazie all’attività di grandi industrie che rappresentano una risorsa irrinunciabile per la comunità locale. Tutto questo  non può e non deve essere sacrificato per superficiali ideologismi e ambientalismi. 

 

L’industria è un valore per la città, che si può ben conciliare con la tutela dell’ambiente, cominciando a riqualificare ecologicamente i 300 ettari dell’area industriale di via Trani, attuando quanto già previsto dall’attuale Legge Urbanistica Nazionale, che prevede come requisito minimo obbligatorio la realizzazione di almeno 30 ettari a verde e servizi, requisito mai realizzato dalle passate Amministrazioni Comunali.

 

Le risorse per avviare tale recupero ambientale non mancano. Il Piano Operativo Regionale PO FESR PUGLIA 2014-20 prevede, infatti, anche la riqualificazione ecologica e paesaggistica delle aree produttive delle più importanti città medie industriali pugliesi (Taranto, Brindisi, Barletta, Trani). I finanziamenti europei sono volti a sostenere interventi per ridurre la pressione sull'ambiente e sulla salute, nonché per valorizzare le relazioni delle zone produttive con il territorio e con le attività commerciali, di servizio e culturali.

 

L’auspicio di Confindustria Bari e BAT è che l’Amministrazione comunale voglia cogliere l’occasione di tentare una strada condivisa che coniughi ambiente, imprese, aree verdi, nella consapevolezza che il futuro della città è fortemente legato alla sua solidità economico-produttiva. La zona industriale di Barletta vanta aziende eccellenti, il cui rispetto dell’ambiente è in alcuni casi garantito anche dalla certificazione ambientale volontaria ISO 14001. Le aziende serie sono la ricchezza della nostra terra, permettono di aumentare il Pil della Puglia, di pagare gli stipendi dei lavoratori, permettono di pagare le tasse con cui sostenere lo Stato Sociale.

 

Noi siamo fiduciosi che lo Stato, che è e deve essere al di sopra degli interessi di parte, attraverso la magistratura, con i suoi eventuali tre gradi di giudizio, garantisca il rispetto delle regole nel fare impresa. Perché un mercato senza regole non è un mercato, è una giungla, non è degno di una Paese avanzato come il nostro, come non lo è anche l’avversione cieca e antistorica verso chi fa impresa e crea benessere e lavoro.

 

Noi crediamo che conciliare impresa e ambiente è possibile. Un esempio è rappresentato dalla Timac, un’azienda presente nella zona industriale di Barletta, che ha uno stabilimento gemello, che produce gli stessi prodotti persino all’interno del parco naturale regionale dell’Adda, in provincia di Cremona.

 

Occorre tenere ben presente i tanti casi di aziende sostenibili che operano nel Paese e fare molta attenzione a non essere strumentalizzati da chi agita paure per interessi particolari, magari nel campo della speculazione edilizia.  L’importante è lavorare per conciliare la tutela dell’ambiente con la crescita delle imprese, attraverso il rispetto di regole chiare e certe e senza pregiudizi anti-industriali. L’invito è dunque a fare attenzione: l’opinione pubblica non deve essere strumentalizzata dalla politica con la ‘p’ minuscola, la politica populista in cerca di facili consensi. È troppo semplice dire “vogliamo sole, mare e turismo”, oppure “eliminiamo la zona industriale”, come se le due cose fossero incompatibili”.

 

Da redazione,

Noi crediamo che conciliare impresa e ambiente è possibile. Un esempio è rappresentato dalla Timac, un’azienda presente nella zona industriale di Barletta, che ha uno stabilimento gemello, che produce gli stessi prodotti persino all’interno del parco naturale regionale dell’Adda, in provincia di Cremona”, così il presidente della zona BAT di Confindustria, Sergio Fontana.

 

“Occorre tenere ben presente i tanti casi di aziende sostenibili che operano nel Paese e fare molta attenzione a non essere strumentalizzati da chi agita paure per interessi particolari, magari nel campo della speculazione edilizia.  L’importante è lavorare per conciliare la tutela dell’ambiente con la crescita delle imprese, attraverso il rispetto di regole chiare e certe e senza pregiudizi anti-industriali. L’invito è dunque a fare attenzione: l’opinione pubblica non deve essere strumentalizzata dalla politica con la ‘p’ minuscola, la politica populista in cerca di facili consensi. È troppo semplice dire “vogliamo sole, mare e turismo”, oppure “eliminiamo la zona industriale”, come se le due cose fossero incompatibili”.

 

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 22 luglio 2016.