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Da redazione,

 

 

Si è riunito mercoledì 15 maggio il tavolo permanente sull’ambiente promosso da Timac Agro Italia con i comitati ambientalisti di Barletta. 

L’incontro – svolto come già in precedenza nello stabilimento Timac di via Trani – è stato allargato a importanti attori istituzionali, in primis il comune, rappresentato dal sindaco Cannito e dall’assessore all’ambiente D’Alba, e una delegazione di Confindustria guidata dal neo presidente della sezione Bat, Michele Scarcelli. I lavori coordinati da Andrea Camaiora, responsabile relazioni esterne di Timac, hanno visto gli interventi, tra gli altri di Gianni Vetrugno, direttore dello stabilimento, e dei rappresentanti di Legambiente (Raffaele Corvasce e Ruggiero Scardigno), di Uniti per l’Ambiente (Sandra Parente, Gaia Merra e Gigi Cappabianca) e di Operazione Aria Pulita (Michele Cianci e Michele Alfredo Chiariello). 

Significativi i richiami da parte dei comitati: Michele Cianci ha affrontato da subito il tema della delocalizzazione delle aziende, impegno da ‘governare’ sul piano delle scelte politiche attraverso il nuovo PUG che è in discussione a Palazzo di Città e alle opportunità e agli strumenti resi possibili da Regione e Unione Europea. Timac ha escluso preclusioni e ha confermato la sua disponibilità a un confronto serio, concreto e fattivo sull’argomento quando ce ne saranno le condizioni e il sindaco ha giudicato queste considerazioni «un punto importante da cui partire». 

Sandra Parente ha parlato della necessità che tutte le aziende facciano la loro parte in un processo di trasformazione e ammodernamento il più possibile rapido. Gaia Merra ha posto l’accento sulla necessità di fare presto, pensando alle giovani generazioni, in primis ai bambini. Michele Alfredo Chiariello, salutando con favore le aperture mostrate dalla Timac in merito al PUG, ha invitato l'amministrazione comunale a operare in modo sollecito e ha auspicato che il progetto coinvolga anche le altre aziende collocate nell'area industriale. Raffaele Corvasce ha chiesto che Confindustria faccia la propria parte nella sensibilizzazione delle aziende associate sul tema della delocalizzazione e ha richiamato tutti a incontri sempre più concreti e fattivi. Gigi Cappabianca ha invece domandato se l’impianto di messa in sicurezza attivo nello stabilimento Timac possa essere replicato, se necessario, da parte di altre aziende, trovando da parte dei tecnici presenti un riscontro positivo. Cianci, Corvasce e Parente hanno poi espresso al sindaco Cannito l’auspicio che gli enti diano seguito ai risultati chiari ed evidenti emersi dalla seconda campagna di monitoraggio. Un monitoraggio CNR Arpa che esclude Timac quale responsabile dell’inquinamento della falda. 

La riunione si è conclusa con l’apprezzamento del sindaco Cannito all’esito dei lavori e alla loro prosecuzione e con la promessa di Andrea Camaiora che il tema già avanzato da Timac nei precedenti incontri, relativo all’impegno delle imprese associate a Confindustria di ridurre l’impatto di mezzi pesanti su via Trani, diventi uno dei principali punti all’ordine del giorno della prossima convocazione del Tavolo per l’Ambiente.

 

Antenna Sud 

https://youtu.be/pR8KV9TPd2U?si=VwqJZWCumFvdnQl3

 

Amica9 Tv

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Da redazione,

I dati della seconda campagna di monitoraggio svolta da Cnr e Arpa hanno permesso di completare il quadro relativo allo stato della falda sottostante l’area industriale di Barletta, colmando, dopo tanti, troppi anni, le lacune della prima campagna, attraverso un’estensione dell’area oggetto di indagine.

 

Finalmente da questo studio emerge inequivocabilmente la presenza di sorgenti di inquinamento dell’area industriale ubicate a monte idrogeologico rispetto a via Trani.

Lo studio conferma, quindi, quanto sostenuto fin dal primo momento da Timac Agro, attraverso le ricerche svolte autonomamente dai nostri esperti. In particolare, lo studio ha dimostrato che sono presenti sorgenti della contaminazione da metalli pesanti (arsenico, cromo esavalente, nichel, selenio, tallio) e da fluoruri, nitriti, solfati e composti organoalogenati che arrivano dall’entroterra, aldilà di via Trani, al di fuori dell’area dello stabilimento Timac.

Nello specifico, in merito al Cromo VI, lo studio mostra come l’area impattata si sviluppi dai piezometri PN17b e PN15, posti a monte idrogeologico rispetto allo stabilimento Timac, fino ai piezometri PZ1 e PZ6 che rappresentano le acque in entrata allo stesso stabilimento Timac. Per quanto riguarda invece l’Arsenico, l’indagine mostra che la concentrazione massima misurata è in corrispondenza del piezometro PN17b, anch’esso ubicato a monte dello stabilimento Timac.

Il flusso di falda giunge, dunque, a via Trani inquinato fino a quando non incontra il nostro sistema di messa in sicurezza ambientale, richiesto dagli enti locali e implementato da Timac a partire dal 2021, che intercetta le acque di falda a valle dello stabilimento per poi trattarle e re-iniettarle a monte dello stesso (lungo Via Trani).

Timac Agro sottolinea: “Non possiamo dimenticare che lo stabilimento ha sfiorato la chiusura definitiva con il sequestro imposto sulla base di dati parziali e incompleti e che solo la caparbietà dei vertici aziendali e dei nostri consulenti ha consentito di evitare. Oggi esprimiamo soddisfazione constatando che anche questa volta quanto sempre dichiarato e sostenuto da Timac trova pieno riscontro negli esiti di questo secondo monitoraggio. Si tratta di dati che, come recentemente dichiarato in commissione ambiente di regione Puglia, sono esaustivi e non necessitano di ulteriori campagne di monitoraggio, ma noi e tutta la città abbiamo dovuto attendere quasi tre anni da quando è stato eseguito il campionamento perché fossero resi pubblici”.

“I dati del secondo monitoraggio ambientale - afferma l’Avv. Francesco Salvi, legale dell’azienda – dimostrano come non vi sia alcuna responsabilità di Timac nella contaminazione della falda. Per questo, ora che si conoscono i nuovi dati, continuare a riferirsi a quelli del precedente monitoraggio (2016) e alle determinazioni della Provincia di ben 8 anni fa è privo di alcun senso”.

Il professor Matteo Benozzo dichiara altresì: “Visti i dati pubblici e alla luce di tutte le verifiche e gli studi compiuti negli anni da Timac sotto il controllo e con validazione di Regione, Provincia, Comune e Arpa, è lecito aspettarsi ora la revoca delle due famose ordinanze, oramai definitivamente superate”.

 

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