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E ANCORA NON SI CONOSCE L'IDENTITA' DEL VERO INQUINATORE DELL'AREA INDUSTRIALE DI BARLETTA

(TEMPO TRASCORSO DALLA PUBBLICAZIONE DELLO STUDIO IDROGEOLOGICO CNR/ARPA E DALLA MANCATA INDIVIDUAZIONE DEL RESPONSABILE DELL'INQUINAMENTO)

AFFARITALIANI.IT - Nonostante l’aumento dei prezzi delle materie prime e il rincaro delle bollette, che rischiano di provocare conseguenze rilevanti per l’industria e i consumatori, Timac Agro Italia continuerà la produzione e la commercializzazione di fertilizzanti. Questo a garanzia della continuità della filiera agroalimentare del Paese.

La filiale di Groupe Roullier garantirà così il costante approvvigionamento dei prodotti, grazie ai propri stabilimenti produttivi e all’impiego ottimale degli elementi nutritivi, anche attraverso logiche di economia circolare e conseguente riduzione degli sprechi. Timac Agro Italia può contare su tecnologie che consentono un impiego calibrato e responsabile delle risorse non inesauribili.

In virtù di ciò, a inizio 2021, l’azienda ha stretto con Coprob, la cooperativa capofila nel settore bieticolo saccarifero italiano, un accordo di partenariato volto a mettere a fattore comune competenze complementari per trasformare in fertilizzanti i sottoprodotti della produzione di zucchero da barbabietole, le cosiddette “calci di defecazione”.

Il gruppo, avvalendosi del supporto del Centro mondiale dell’innovazione (Cmi) Roullier, il più grande centro di ricerca privato a livello europeo, ha sviluppato così la tecnologia Energeo studiata per aumentare l’efficienza dei nutrienti, la conservazione e rigenerazione della sostanza organica, l’attivazione della fisiologia delle piante e per preservare l’equilibrio energetico del suolo.

Oltre a processi produttivi efficienti è significativa la caratteristica distintiva dell’azienda che è quella di fare sistema con e per il territorio.
“Se un anno fa avevamo l’esigenza precipua di intraprendere un’azione volta a salvaguardare la continuità della filiera agroalimentare nella fase più acuta dell’emergenza sanitaria, ora il settore deve fronteggiare le criticità dettate dalla scarsità di materie prime, le relative speculazioni finanziarie e i conseguenti rincari che non risparmiano alcuna commodity. Per questo, oggi più che mai, è necessario un virtuoso gioco di squadra fra tutti gli attori in campo per vincere la sfida del futuro. Noi ci muoviamo da sempre nella direzione di un business sostenibile nel campo nella nutrizione vegetale e crediamo nel territorio, nelle nostre risorse umane e in una produttività che coniuga tradizione e innovazione” sostiene Pierluigi Sassi, amministratore delegato di Timac Agro Italia.

Negli ultimi giorni si sono registrati segnali allarmanti da parte di alcune multinazionali dei fertilizzanti in Europa e nel Regno Unito.
Basti pensare al gruppo americano CF Industries Holdings Inc, quotato a Wall Street, che ha dichiarato di sospendere le operazioni nei due siti inglesi di Billingham e Ince, a causa dell'aumento dei prezzi del gas naturale.

O all’annuncio del taglio del 40% della produzione nel Vecchio Continente da parte di Yara, uno dei principali produttori a livello mondiale di ammoniaca e primo operatore italiano del settore.

Un fatto che non scalfisce in alcun modo l’operatività delle due unità produttive di Timac Agro Italia, a Ripalta Arpina (CR) e Barletta (BT). Entrambe si rivolgono sia al mercato nazionale che all'esportazione. La rete commerciale dell’azienda altamente formata e qualificata, è distribuita in modo capillare su tutto il territorio nazionale, con oltre 150 tecnici in grado di visitare più di 6 mila aziende agricole ogni settimana.

“Questa è la nostra forza, una forza che coopera con gli agricoltori italiani per garantire l’affidabilità della filiera agroalimentare, col suo patrimonio di varietà, qualità e sicurezza-conclude Sassi –Il nostro impegno risulta essenziale ancor più in questa congiuntura storica eccezionale, per consentire la continuità della filiera e assicurare che i prodotti agricoli continuino ad arrivare dai campi alle tavole anche nel 2022”.

 

Il dott. Agostino Di Ciaula presenta lo studio pubblicato su “Exposure and Health”: un biomonitoraggio sulle unghie di alcuni bambini residenti nella città di Barletta per valutare lo stato di salute dell'ambiente.

"E' stato condotto su 366 bambini di Barletta, città sede di un cementificio alimentato con combustibili fossili e rifiuti. In sintesi, i risultati principali dimostrano che:
- nelle aree di maggior ricaduta degli inquinanti prodotti dal cementificio, che ospitano case e scuole, c’è una maggiore concentrazione atmosferica di PM10 rispetto alle aree controllo, con livelli di esposizione superiori ai limiti annui indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità;
- i bambini maggiormente esposti alle emissioni dell’impianto hanno un maggiore bio-accumulo di Nickel, Cadmio, Mercurio e Arsenico rispetto a chi è invece prevalentemente esposto al solo inquinamento da traffico veicolare;
- un pattern differente di bio-accumulo è rilevabile nei bambini prevalentemente esposti a traffico veicolare (bio-accumulo di Bario).
Conclusioni principali:
- chi frequenta scuole e vive nelle aree di maggior ricaduta degli inquinanti emessi dai cementifici è esposto a maggiori concentrazioni di inquinanti atmosferici e accumula cronicamente metalli potenzialmente tossici, specie per organismi in fase di sviluppo.
- Impianti industriali inquinanti non dovrebbero essere localizzati in aree densamente urbanizzate, in prossimità di scuole e abitazioni nelle quali vivono soggetti particolarmente vulnerabili.
- sia l’inquinamento da impianti industriali che quello da traffico veicolare richiedono grande attenzione in termini di misure di prevenzione primaria, soprattutto per tutelare i soggetti più fragili".

Ho inviato copia del lavoro agli amministratori comunali di Barletta e alla dirigenza della ASL BAT, che ringrazio ancora per il concreto supporto. Per chi volesse leggerlo, il lavoro è disponibile al seguente link:
https://rdcu.be/cnehA

Sul lavoro si è espressa anche l'associazione Forum Salute e Ambiente, ecco il comunicato stampa a firma Sabrina Salerno e Sandra Parente.

"Nel 2011 il cementificio Buzzi Unicem riceveva parere positivo prima dalla provincia Barletta-Andria-Trani (amministrazione Ventola) sulla Valutazione di Impatto Ambientale poi dalla Regione Puglia (amministrazione Vendola) sull’Autorizzazione Integrata Ambientale per co-incenerire 65.000 tonnellate di rifiuti l’anno. Questo accadeva nella totale indifferenza del Comune di Barletta (amministrazione Maffei), della Asl Bat (direzione Gorgoni) e delle altre istituzioni, dotate del potere di esprimere parere vincolante, rispetto alle istanze del movimento territoriale (Collettivo Exit, Associazione Beni Comuni, Circolo Arci Cafiero e singoli cittadini) che veniva formandosi e rivendicava una gestione dei rifiuti in linea con la Strategia Rifiuti Zero e priva delle pratiche di incenerimento e conferimento in discarica.

In 10 anni la parte della comunità sensibile alle tematiche relative a Salute e Ambiente si è riunita in un Forum portando avanti innumerevoli iniziative: sit-in, manifestazioni, incontri e conferenze stampa, frutti di studio e continuo confronto con altre realtà italiane e internazionali impegnate sugli stessi fronti. I momenti salienti di questo decennio di lotta che ci preme ricordare sono: la raccolta firme a sostegno della Legge nazionale di iniziativa popolare “Rifiuti Zero”, l’incontro internazionale contro l’incenerimento dei rifiuti del 2014, la raccolta firme per sottoporre al consiglio comunale due proposte di deliberazione di iniziativa popolare su “Rifiuti Zero” e “Monitoraggio ambientale legato alle aziende insalubri” del 2015 e la manifestazione per fermare il Disastro Ambientale del gennaio 2016.

Tappe fondamentali di un percorso che piano piano ha visto aumentare il sostegno da parte della popolazione locale sempre più consapevole dei rischi connessi ad attività prive di qualsivoglia giustificazione, se si parla di etica e logica, perché aventi come risultati il profitto a vantaggio di pochi e costi ambientali, sanitari e sociali ricadenti sulle comunità residenti. Oggi la scienza convalida il nostro impegno e la nostra visione grazie ai risultati dello studio a cura del dott. Agostino Di Ciaula sul Bioaccumulo di metalli pesanti nelle unghie dei bambini esposti all’inquinamento urbano e alle emissioni dei cementifici, pubblicato su “Exposure and Health”. In sintesi, è stato dimostrato che nelle aree di maggior ricaduta degli inquinanti prodotti dal cementificio, che ospitano case e scuole, c’è una maggiore concentrazione atmosferica di PM10 rispetto alle aree di controllo, con livelli di esposizione superiori ai limiti annui indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità; i bambini maggiormente esposti alle emissioni dell’impianto hanno un maggiore bio-accumulo di Nickel, Cadmio, Mercurio e Arsenico rispetto a chi è invece prevalentemente esposto al solo inquinamento da traffico veicolare; un pattern differente di bio-accumulo è rilevabile nei bambini prevalentemente esposti a traffico veicolare (bio-accumulo di Bario).

Pertanto chi frequenta scuole e vive nelle aree di maggior ricaduta degli inquinanti emessi dai cementifici è esposto a maggiori concentrazioni di inquinanti atmosferici e accumula cronicamente metalli potenzialmente tossici, specie per organismi in fase di sviluppo. Gli impianti industriali inquinanti, dunque, non dovrebbero essere localizzati in aree densamente urbanizzate, in prossimità di scuole e abitazioni nelle quali vivono soggetti particolarmente vulnerabili. Dato che l’inquinamento da impianti industriali e quello da traffico veicolare richiedono grande attenzione in termini di misure di prevenzione primaria, soprattutto per tutelare i soggetti più fragili, chiediamo all’amministrazione comunale Cannito di organizzare nell’anfiteatro dei giardini del Castello un incontro pubblico affinché la popolazione del territorio venga debitamente informata e resa più consapevole dei rischi ai quali è sottoposta, presentando accuratamente i risultati del Biomonitoraggio su 366 bambini residenti a Barletta.

Ci auguriamo siano coinvolti i soggetti che nel 2019 hanno sottoscritto con noi il Protocollo propedeutico allo Studio in oggetto e che si sono adoperati affinché tutte le fasi fossero portate avanti con serietà e professionalità: ASL BAT, Ordine dei Medici della provincia BAT, Istituzioni scolastiche operanti nel territorio comunale di Barletta (scuole elementari Musti-Dimiccoli, Pietro Paolo Mennea, Modugno e Girondi), Legambiente, GEPA guardie eco zoofile e ISDE Italia (International Society of Doctors for Environment) nella persona del dott. Agostino Di Ciaula, responsabile scientifico dello studio, che, siamo sicuri, supporterà ancora una volta chi crede che una forma alternativa di progresso in grado di coniugare lavoro, salute e ambiente non solo sia possibile ma anche necessaria e improcrastinabile. Questo traguardo lo dedichiamo a Tamara Sarli, attivista del Forum, scomparsa troppo presto a causa di un male incurabile".

Passo importante nella tutela dell'ambiente dell’area industriale di Barletta: Timac Agro è stata autorizzata a potenziare ulteriormente una nuova misura di messa in sicurezza operativa (MISO) della falda. Il nuovo impianto, che sarà completato in pochi mesi, intercetterá le acque inquinate della falda che caratterizzano l'area industriale e che, giungendo a valle nello stabilimento di fertilizzanti di via Trani, saranno prelevate dalla falda, trattate per rimuovere le sostanze inquinanti e reimmesse nel flusso di falda.

La determinazione, giunta con atto dirigenziale n.193/2020 del Servizio Bonifiche e pianificazione della Regione, è stata approvata all'unanimità dagli enti (Arpa, Asl, Provincia, Comune). Con la soluzione adottata, Timac Agro è una tra le prime aziende in Puglia che adotta una soluzione così innovativa.

La multinazionale, guidata in Italia dall’ing. Pierluigi Sassi, sottolinea: «È una certezza in più, un punto fermo, un potenziamento del servizio ambientale di cui Timac Agro si è fatta carico a beneficio della comunità locale. Il nuovo impianto ha un funzionamento simile a una lavatrice rispetto alle sostanze inquinanti che caratterizzano l'intera area industriale di Barletta: le preleva a valle dello stabilimento, le tratta, le bonifica e le reimmette in falda a monte rispettando le scrupolose indicazioni ricevute da Arpa Puglia, anche per mantenere sotto controllo il cuneo salino proveniente dal mare».

L'impianto rappresenta un importante costo per l'azienda: 350 mila euro, senza contare gli oltre 60 mila euro all'anno dei costi di gestione. Somme che, aggiunte ai tre milioni e mezzo di euro già spesi in questi anni da Timac, fanno sfiorare l'enorme cifra di 4 milioni di euro. «Sono risorse ingenti dedicate alla gestione ambientale – sottolineano dall'azienda di via Trani – che dimostrano ora più che mai che Timac sente forte l'attaccamento a Barletta e che intende continuare ad investire su questo sito. D'altro canto, sebbene questa nuova misura di contenimento dell’inquinamento vada nella direzione di migliorare la tutela ambientale della zona industriale di Barletta, non si può dimenticare che rimane ancora aperta la questione sollevata da ben 1459 giorni dal primo studio CNR/IRSA su chi sia il vero inquinatore della falda».

Tele Sveva:

Teleregione Color:

 

Amica 9 Tv:

Giovedì 26 settembre, presso la “Sala Rossa” del Castello di Barletta, si è tenuto il convegno “Autunno, la stagione della nutrizione”, promosso da Timac Agro Italia. All’incontro sono intervenuti Pierluigi Sassi (amministratore delegato Timac), Michele Piazzolla (presidente sezione Confindustria BAT), Laura De Gara (Università Campus Bio-Medico di Roma) e José Garcia Mina (Universidad De Navarra e vice presidente della Società mondiale delle “Sostanze umiche”). Il confronto è stato condotto dal giornalista Antonio Pascale. All’iniziativa hanno partecipato oltre duecento distributori provenienti da tutte le regioni del Sud.

Pierluigi Sassi dichiara: “L’iniziativa promossa da Timac Agro – qualificata da importanti docenti universitari – ha un grande valore scientifico e abbiamo fortissimamente voluto organizzarlo in questa città, nel meraviglioso castello svevo, a poche centinaia di metri dal nostro stabilimento e dal porto, per confermare che siamo la presenza più rilevante nel settore dei fertilizzanti a Mezzogiorno e per porre al centro la città di Barletta che con la sua indiscutibile vocazione marinara e industriale, da un secolo e mezzo gioca un ruolo fondamentale nell’agricoltura di tutto il Sud e del bacino del Mediterraneo. Ruolo a volte trascurato inconsapevolmente ma che abbiamo invece il dovere di ricordare”.

All'evento hanno preso parte, tra gli altri, il consigliere regionale Ruggiero Mennea - in rappresentanza del governatore Michele Emiliano -, il sindaco di Barletta Cosimo Cannito, l’assessore Michele Ciniero, il presidente della Commissione Affari Sociali Riccardo Memeo e il consigliere Giuseppe Basile.
 

Timac Agro Italia, filiale di Groupe Roullier, multinazionale leader nel settore della nutrizione vegetale (presente in Italia con stabilimenti a Ripalta Arpina (CR) e a Barletta (BAT)), ha pubblicato per il terzo anno consecutivo il proprio Bilancio di Sostenibilità. L’obiettivo è quello di illustrare i risultati ottenuti dall’azienda nella promozione di uno sviluppo sostenibile, cioè di un’attività imprenditoriale capace di creare valore nella piena salvaguardia dell’ambiente, del territorio e dell’ecosistema circostante, all’interno di un contesto di lavoro confortevole e positivo, condiviso con tutti gli stakeholder.

Nel corso degli ultimi tre anni, Timac Agro Italia ha consolidato gli impegni precedentemente assunti verso il raggiungimento di unasostenibilità sociale e ambientale, che è passata attraverso l’innovazione in macchinari e in strumentazioni per oltre due milioni di euro.

Il percorso di sostenibilità è stato rafforzato da un’intensa attività di ricerca a innovazione. Timac Agro Italia – guidata dall’AD Pierluigi Sassi – può contare sul costante impegno dei propri team di ricerca, che lavorano in stretta collaborazione con il Centro Mondiale dell’Innovazione, sito in Saint-Malo (Francia), il più grande centro privato dedicato alla nutrizione, nonché conuniversità ed enti di ricerca di vari Paesi nel mondo. Punto di riferimento imprescindibile dell’attività di Timac Agro Italia è il concetto di fertilizzazione sostenibile: i fertilizzanti sono realizzati in modo che i loro elementi minerali siano interamente assorbiti dalle radici riducendo l’accumulo nel suolo, determinando al contempo un incremento significativo della quantità e qualità delle produzioni. Fra le maggiori innovazioni la molecola Top-Phos, che rende il fosforo presente nei fertilizzanti completamente assimilabile dalla pianta.

Nell’ultimo triennio Timac ha anche stabilito collaborazioni e partenariati con alcuni tra i principali player del settore agroalimentare italiano, con l’obiettivo di rafforzare la sostenibilità nei processi aziendali e lungo la filiera: Cooperativa Produttori Bieticoli (Coprob), Bonifiche Ferraresi, Consorzio Casalasco del Pomodoro, Fondazione per L’Agricoltura Fratelli Navarra, Unione Nazionale Contoterzisti Agro-meccanici e industriali (U.N.C.A.I.), Federbio e Agrisfera.

Timac Agro Italia e il Gruppo Roullier dedicano particolare attenzione alla valorizzazione e alla qualità della vita e del lavoro delle proprie risorse umane. Ciò è stato confermato dall’assegnazione, per due anni consecutivi, del prestigioso premio “Best Workplace” 2016 e 2017, conferito a Timac Agro Italia insieme ad altre aziende come American Express e Jaguar Land Rover.

A ciò si aggiunge il rinnovo degli uffici della sede di Ripalta Arpina, un progetto guidato dalla volontà di ridisegnare architettonicamente l’edificio e gli spazi comuni, allo scopo di integrarlo nella natura circostante del parco Adda Sud, avvicinando le persone e l’ambiente all’interno di un luogo accogliente e naturale, ricco di piante e di colori tenui, che favoriscono il pensiero e la collaborazione tra le persone.

Lo stabilimento produttivo di Barletta è stato al centro di particolare attenzione. Le azioni portate avanti sul territorio pugliese hanno previsto, tra le altre cose: valutazioni di ogni possibile impatto dell’attività dell’azienda sul tessuto urbano circostante, apertura e dialogo nei confronti delle autorità, rilievi periodici di tutti i parametri condivisi con Arpa, completamento delle opere di messa in sicurezza dello stabilimento, investimenti importanti sulla sostenibilità. Gli investimenti e gli adempimenti posti in essere da Timac Agro hanno trovato riconoscimento nella decisione, lo scorso marzo, della procura di Trani di disporre il dissequestro dello stabilimento di Barletta (che aveva cessato la propria attività nel maggio 2018). Il provvedimento ha riconosciuto, da un lato, l’assenza di responsabilità da parte della società nell’inquinamento atmosferico dell’area e, dall’altro, la realizzazione di efficaci attività di messa in sicurezza operativa di suolo e falda da parte dell’azienda, in conformità a quanto disposto in sede di conferenza di servizi. La revoca ha perciò comportato la piena riabilitazione dello stabilimento produttivo, ora in grado di rispondere pienamente alle esigenze del mercato. Tale risultato è stato possibile grazie alla condivisione di uno straordinario senso di responsabilità collettivo.

Ma quello dello sviluppo sostenibile è un valore che Timac Agro Italia vuole trasmettere anche ai giovani. Per questo, da anni l’azienda è impegnata nella realizzazione di progetti formativi e di inserimento professionale che coinvolgono sia agli istituti scolastici, con l’attivazione di percorsi di alternanza scuola-lavoro che coinvolgono numerose classi di istituti prossimi agli stabilimenti produttivi, sia le università, con l’attivazione di tirocini curriculari. Inoltre, il gruppo apre periodicamente le sue porte agli studenti di scuole medie e superiori e di università, attraverso visite guidate ai propri stabilimenti (nell’ultimo triennio sono stati coinvolti oltre 1.000 studenti provenienti da 18 scuole di tutto il territorio nazionale). Timac, infine, investe sui giovani per crescere una generazione di cittadini del mondo, attraverso una collaborazione con la Fondazione Intercultura Onlus e il conferimento di borse di studio per la promozione di scambi interculturali.

Il Bilancio di Sostenibilità, elaborato sulla base degli standard internazionali del Global Reporting Initiative (GRI), esamina l’allineamento ai quattro obiettivi selezionati dall'azienda tra quelli individuati dall’Onu nell’agenda 2030: fame zero; lavoro dignitoso e crescita economica; industria, innovazione e infrastruttura; consumo e produzione responsabile. Per ciascun obiettivo sono analizzati in maniera precisa e dettagliata i loro contenuti, le attività realizzate da Timac per il loro raggiungimento e gli impegni per il futuro.

 

Sfoglia il bilancio 2017-2019 direttamente su ISSUU 

Lo stabilimento Timac di via Trani ha riaperto a seguito di un provvedimento dell’autorità giudiziaria che ha accertato, oltre ogni ragionevole dubbio, dopo approfondite analisi dei periti della Procura della Repubblica di Trani e ARPA, che Timac non produce alcuna forma di inquinamento atmosferico”. È quanto hanno dichiarato in una conferenza stampa Francesco Salvi (legale dell’azienda, studio Pavia e Ansaldo), Andrea Camaiora (portavoce) e Gianni Vetrugno (direttore di stabilimento).

L’avvocato Salvi ha sottolineato: “Inoltre, la procura ha riconosciuto e apprezzato l’avanzamento dei lavori di esecuzione della messa in sicurezza del suolo e della falda da parte di Timac, confermando che detti interventi, efficaci nel contenere e ridurre la contaminazione storica, in presenza di un’attività produttiva sono perfettamente equivalenti a un’attività di bonifica e pertanto in linea con le ordinanze emesse dalla Provincia”.

Ogni monitoraggio, indagine e analisi dell’area dello stabilimento si è sempre svolta in confronto e in accordo con tutti gli enti e i soggetti che di volta in volta hanno partecipato negli ultimi anni alle innumerevoli conferenze di servizi, e dunque Regione, Provincia, Comune, Arpa e Asl. Ogni passo compiuto - hanno dichiarato l’avvocato Salvi e l’ingegner Vetrugno - è stato controllato, ponderato, verificato e ricontrollato insieme dagli enti e dall’azienda. Anche con il supporto dei geologi, chiesti dal Comune e messi a disposizione da Procura e ARPA”.  

“Dopo anni - dichiara Andrea Camaiora - c’è ormai un’evidenza: Timac ha sempre detto la verità. Il nostro operato era corretto e alla fine è stato un modello rispettoso della legge, del confronto, delle istituzioni e dei cittadini. È una vittoria di tutti, dell’ambiente, dell’occupazione, dello sviluppo, della città, capace di coniugare tutto questo, e non può passare in secondo piano solo perché essa rappresenta contemporaneamente la sconfitta di pochi. Timac ora più che mai desidera confermarsi realtà attiva e responsabile di Barletta e per questo abbiamo investito negli ultimi anni oltre 2 milioni di euro per coniugare ambiente e sviluppo. Il nostro sito produttivo è la realtà più monitorata di tutta la provincia Bat ma anche quella su cui tutti si sono permessi in questi anni di esprimere con leggerezza i più vari giudizi. Per tutelare l’onore dell’azienda e dei suoi rappresentanti, è stato dato mandato per nuove querele nei confronti di chi, sui social network e sulla stampa, ha continuato anche negli ultimi giorni a diffamare Timac. I risarcimenti che otterremo in sede giudiziaria saranno devoluti in iniziative a favore di Barletta”.

Timac - afferma ancora Camaiora - inoltre intende proseguire nella strada del confronto sulle tematiche ambientali, aprendosi sempre più al dialogo con opinione pubblica e comitati, offrendo il proprio contributo per individuare insieme le soluzioni migliori per superare le criticità che caratterizzano il territorio comunale”.

Il sostituto procuratore della Repubblica di Trani, dottoressa Silvia Curione, ha disposto il dissequestro dello stabilimento Timac di Barletta, in Via Trani, accogliendo le considerazioni dei legali dell’impresa, i professori Matteo Benozzo e Francesco Bruno e l’avvocato Francesco Salvi (studio Pavia e Ansaldo)”. E’ quanto si legge in una nota di Timac Agro Italia.

Nel provvedimento di dissequestro – spiega l’azienda – dopo aver ricordato che ‘già i consulenti tecnici del pm avevano escluso la responsabilità della società in questione con riferimento al denunciato inquinamento atmosferico dell’area di riferimento’, per quanto riguarda l’inquinamento del suolo e del sottosuolo il pm sottolinea che ‘la società sta ponendo in essere le attività di integrazione e implementazione della MISO suolo e falda, in conformità a quanto disposto in sede di conferenza di servizi’”.

“Nel provvedimento infatti – prosegue Timac Agro Italia – la dottoressa Curione ricorda come, ai sensi del Codice dell’ambiente, gli interventi di Messa in Sicurezza Operativa (MISO) costituiscano un’attività efficace ed equivalente alla bonifica per gli stabilimenti attivi”.

L’amministratore delegato dell’azienda, Pierluigi Sassi, ha dichiarato: “Esprimiamo la nostra profonda soddisfazione per il provvedimento assunto dalla dottoressa Curione. A Barletta è prevalsa la linea della responsabilità di cui Timac ha cercato di rendersi interprete da subito. Ma se la procura non avesse svolto questo ruolo anche di osservatore attento e meticoloso, con riferimento anche al rispetto di tempistiche precise, oggi non ci troveremmo a festeggiare un quadro che contempera tutela dell’ambiente, sviluppo economico e garanzia dei livelli occupazionali. Di più: il provvedimento offre all’impresa la certezza per operare e fornisce a noi e agli enti locali una bussola per i prossimi, pochi, passi che restano da compiere. Questo intervento per noi però non dice la parola fine su temi che ci vedono da sempre in prima linea. Resta fermo l’impegno di Timac – ha concluso l’ingegner Pierluigi Sassi - nei confronti dei barlettani, del sindaco Cannito, del presidente Giorgino e degli altri attori istituzionali, a proseguire la collaborazione e a fare quanto necessario perché la tutela dell’ambiente sia sempre al primo posto”.

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 29 marzo 2019.

 

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Timac revoca la procedura di licenziamento collettivo per cessazione di attività che era stata avviata a maggio 2018. La decisione è stata adottata, così come da impegno assunto dall’amministratore delegato Pierluigi Sassi col sindaco di Barletta, Mino Cannito, nel momento in cui è stata superata definitivamente l’incertezza sul futuro dello stabilimento di Via Trani. E’ infatti notizia degli scorsi giorni la revoca del sequestro dello stabilimento Timac da parte della Procura”. E’ quanto si legge in una nota di Timac Agro Italia.

Il provvedimento di revoca del sequestro – prosegue la nota – ha infatti escluso responsabilità dell’azienda sull’inquinamento atmosferico e riconosciuto l’efficacia delle opere di messa in sicurezza del suolo e della falda poste in essere da Timac, sottolineando come esse costituiscano un’attività efficace ed equivalente alla bonifica, facendo così venire meno le ragioni poste alla base della necessità di cessare l’attività licenziando il personale”.

Il provvedimento della Procura, sottraendo finalmente l’azienda dall’incertezza imprenditoriale, ha messo in condizione anche il management di confermare i livelli occupazionali”, conclude la nota.

 

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 2 aprile 2019

Il sostituto procuratore della Repubblica di Trani, dottoressa Silvia Curione, ha disposto il dissequestro dello stabilimento Timac di Barletta, in Via Trani, accogliendo le considerazioni dei legali dell’impresa, i professori Matteo Benozzo e Francesco Bruno e l’avvocato Francesco Salvi (studio Pavia e Ansaldo)”. E’ quanto si legge in una nota di Timac Agro Italia.

Nel provvedimento di dissequestro – spiega l’azienda – dopo aver ricordato che ‘già i consulenti tecnici del pm avevano escluso la responsabilità della società in questione con riferimento al denunciato inquinamento atmosferico dell’area di riferimento’, per quanto riguarda l’inquinamento del suolo e del sottosuolo il pm sottolinea che ‘la società sta ponendo in essere le attività di integrazione e implementazione della MISO suolo e falda, in conformità a quanto disposto in sede di conferenza di servizi’”.

“Nel provvedimento infatti – prosegue Timac Agro Italia – la dottoressa Curione ricorda come, ai sensi del Codice dell’ambiente, gli interventi di Messa in Sicurezza Operativa (MISO) costituiscano un’attività efficace ed equivalente alla bonifica per gli stabilimenti attivi”.

L’amministratore delegato dell’azienda, Pierluigi Sassi, ha dichiarato: “Esprimiamo la nostra profonda soddisfazione per il provvedimento assunto dalla dottoressa Curione. A Barletta è prevalsa la linea della responsabilità di cui Timac ha cercato di rendersi interprete da subito. Ma se la procura non avesse svolto questo ruolo anche di osservatore attento e meticoloso, con riferimento anche al rispetto di tempistiche precise, oggi non ci troveremmo a festeggiare un quadro che contempera tutela dell’ambiente, sviluppo economico e garanzia dei livelli occupazionali. Di più: il provvedimento offre all’impresa la certezza per operare e fornisce a noi e agli enti locali una bussola per i prossimi, pochi, passi che restano da compiere. Questo intervento per noi però non dice la parola fine su temi che ci vedono da sempre in prima linea. Resta fermo l’impegno di Timac – ha concluso l’ingegner Pierluigi Sassi - nei confronti dei barlettani, del sindaco Cannito, del presidente Giorgino e degli altri attori istituzionali, a proseguire la collaborazione e a fare quanto necessario perché la tutela dell’ambiente sia sempre al primo posto”.

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 29 marzo 2019

La Timac di Barletta non inquina. Ad accertarlo è stata la Procura di Trani che per questo ha disposto il dissequestro dello stabilimento che produce fertilizzanti.

Grande la soddisfazione dell’amministratore delegato dell’azienda, Pierluigi Sassi. “Se la Procura non avesse svolto questo ruolo anche di osservatore attento e meticoloso, con riferimento anche al rispetto di tempistiche precise, oggi non ci troveremmo a festeggiare un quadro che contempera tutela dell’ambiente, sviluppo economico e garanzia dei livelli occupazionali”, ha dichiarato Sassi che poi ha aggiunto: “Resta fermo l’impegno di Timac nei confronti dei barlettani, del Sindaco Cannito, del Presidente Giorgino e degli altri attori istituzionali, a proseguire la collaborazione e a fare quanto necessario perché la tutela dell’ambiente sia sempre al primo posto”.

 

Tele Sveva:

Teleregione Color:

Timac Agro Italia ha sporto querela nei confronti di Sabrina Salerno e Sandra Parente, rappresentanti del Forum Salute e Ambiente, per le affermazioni false, calunniose e fortemente lesive della reputazione di Timac riportate in un articolo pubblicato lo scorso 7 novembre sulla Gazzetta del Mezzogiorno (anch’essa querelata), dal titolo “Paga chi inquina, la battaglia continua”. È quanto annuncia in una nota la stessa azienda di via Trani che spiega: “Questa querela è la risposta a chi ritiene di poter continuare a parlare a sproposito, causando una lesione all’immagine della nostra azienda, diffamando e arrecando danno alla reputazione di una multinazionale nota nel mondo per i propri elevati standard ambientali. In questi anni ci siamo aperti al confronto, abbiamo fornito spiegazioni e investito ingenti risorse per coniugare ambiente, sviluppo e sostenere l’integrazione tra area industriale e residenziale, ma non potremo più accettare, da parte di nessuno, che si leda la nostra immagine con argomenti pretestuosi e infondati o, ancora, come avvenuto di recente, chiamandoci in causa in vicende che non ci riguardano affatto, come la sospensione dei permessi di costruzione di edifici residenziali nell’area industriale di Barletta”.

“Nell’articolo - prosegue Timac - si dà notizia di un incontro avvenuto lo scorso 30 ottobre tra Salerno, Parente e il sindaco Mino Cannito, e si riportano le affermazioni dei due rappresentanti del Forum Salute e Ambiente”.

“Si tratta - prosegue ancora l’azienda - di affermazioni prive di qualsiasi riscontro oggettivo, volte esclusivamente a instillare nei lettori l’idea che Timac sia sorgente di emissioni di sostanze pericolose per l’ambiente e la salute umana, pur essendo perfettamente a conoscenza, trattandosi di dati pubblici, della totale assenza di queste sostanze sia nel ciclo produttivo della Timac, sia nelle materie prime trattate dall’azienda”.

“Come è infatti rilevabile dall’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) rilasciata alla Timac, l’attività produttiva dello stabilimento è a ciclo chiuso, cioè priva di emissioni solido-liquide e con solo emissioni gassose ampiamente sotto i limiti. Non solo: in attuazione dell’AIA, Timac ha avviato la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale dello stabilimento in conferenza di servizi, presentando il relativo studio, discusso ed approvato dagli enti, dal quale si evince chiaramente la totale assenza di metalli pesanti. Si tratta di dati pubblici, ampiamente pubblicati sui siti istituzionali e messi a disposizione della comunità”.

Le affermazioni di Salerno e Parente - afferma ancora la nota di Timac - risultano essere particolarmente gravi poiché infondono nella opinione pubblica una correlazione tra l’attività industriale di Timac e lo stato ambientale dell’area industriale di Barletta. È il caso di chiarire per l’ennesima ma anche ultima volta che Timac non inquina. Dichiarazioni e articoli pubblicati comportano quindi un grave e irreparabile danno d’immagine nei confronti di una società che vive da sempre con grande attenzione e partecipazione le problematiche connesse al territorio. Basti ricordare, infatti, che solo negli anni 2016 e 2017 la Timac ha speso oltre un milione di euro per attività di messa in sicurezza ambientale, sebbene, come già ribadito, lo stabilimento non apporti alcun contributo alla contaminazione ambientale”.

Il gip del Tribunale di Trani, la dottoressa Lucia Anna Altamura, ha nuovamente concesso la facoltà d’uso dello stabilimento Timac di Via Trani. Nelle prossime settimane, l’azienda sarà impegnata a effettuare tutte le verifiche e manutenzioni per ripartire al meglio dopo il fermo temporaneo dello stabilimento. L’impianto di Barletta sarà nuovamente nelle condizioni di accogliere ordini e, se vi saranno le condizioni di mercato, come auspichiamo, di ripartire con la produzione”. È quanto dichiara in una nota il responsabile delle relazioni esterne dello stabilimento di via Trani, Andrea Camaiora.

“Sul fronte ambientale – prosegue la nota – Timac è determinata a rispettare gli impegni assunti in occasione del tavolo promosso dal sindaco Mino Cannito e concesso dalla pm Silvia Curione, per addivenire a una soluzione verificata sul piano tecnico-scientifico che potrà poi essere validata dagli enti nelle opportune sedi”.

“L’azienda – conclude Camaiora – esprime un ringraziamento nei confronti di tutti coloro che hanno agito con senso di responsabilità, impegnandosi anche oltre gli stretti formalismi. In questo senso, un particolare apprezzamento va al sindaco Cannito, alla pm Curione e alla gip Altamura”.

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 26 luglio 2018

Timac Agro Italia ha presentato per il secondo anno di seguito il proprio Bilancio di Sostenibilità. Obiettivo dell’iniziativa: «Illustrare i risultati ottenuti dall’azienda nella promozione di uno sviluppo sostenibile, cioè di un’atti - vità imprenditoriale compatibile con un contesto di lavoro confortevole e positivo, con la salvaguardia dell’ambiente, del territorio e dell’intero ecosistema che ci circonda». Alla conferenza stampa nella fabbrica, in via Trani, hanno partecipato Cédric Vienet (direttore dello stabilimento Timac di Barletta), l’ing. Giuseppe Lombardi (responsabile ambientale dello stabilimento Timac di Barletta) e Andrea Camaiora (responsabile delle relazioni esterne dell’azienda).

«Nel corso del 2016 - è stato sottolineato - Timac Agro Italia ha consolidato gli impegni già assunti in passato verso il raggiungimento di una sostenibilità sociale e ambientale. Gli interlocutori sociali e istituzionali di Timac hanno contribuito a definire gli obiettivi da raggiungere. A Barletta, per esempio, il Bilancio di Sostenibilità ha tenuto conto delle indicazioni offerte dall’allora presidente della Commissione Ambiente del Consiglio comunale, Filippo Caracciolo, che è stato il solo rappresentante istituzionale barlettano, tra tutti quelli coinvolti, a indicare le priorità di carattere ambientale e sociale che l’azienda avrebbe dovuto cercare di perseguire nel tempo». E poi: «In un’ottica di consolidamento del principio di sostenibilità ambientale - ha detto Camaiora - l’azienda ha confermato l’impegno a realizzare prodotti che salvaguardino la natura migliorando la nutrizione vegetale e permettendo così di soddisfare le esigenze alimentari della popolazione mondiale. E’ stato colto a pieno, inoltre, l’obiettivo promesso da Timac con il Bilancio di sostenibilità 2015-2016: creare un’organizzazione trasparente capace di interloquire con gli enti locali, le autorità e l’opinione pubblica e sono state confermate le ottime performance delle condizioni di lavoro dei dipendenti dell’azienda, con l’ottenimento per il secondo anno consecutivo del prestigioso premio “Best Workplace”». Inoltre, «per realizzare il Bilancio di Sostenibilità 2017, relativo alle attività del 2016 sono state recepite le indicazioni fornite da 236 interlocutori dell’azienda (191 dipendenti, 34 clienti e 11 autorità, tra cui comuni, Arpa e associazioni locali), con l’obiettivo di un’impresa non chiusa in se stessa ma aperta al dialogo con la società e trasparente di fronte all’opinione pubblica».

Timac Italia, che da giugno 2016 ha lo stabilimento di Barletta sotto sequestro con facoltà d’uso, nell’ambito di una inchiesta condotta dalla magistratura di Trani sulla zona industriale di Barletta, ha eseguito in questi anni vari interventi in Puglia e fuori dalla Puglia. Investimenti così illustrati nel dettaglio: «Ambientalizzazione e miglioramento delle condizioni di lavoro nel sito di Barletta: oltre 1 milione di euro negli ultimi tre anni (188.000 nel 2015, 450.000 nel 2016, 720.000 nel 2017); ammodernamento della sede di Ripalta Arpina, in Lombardia; investimento in comunicazione trasparente 48.000 euro; investimento in formazione 50.000 euro». Al termine dell’incontro, è stato sottolineato: «Timac Agro Italia promuove la diminuzione degli sprechi alimentari grazie a modelli di business e di vendita che favoriscono la corretta nutrizione della pianta con una maggiore produttività agricola e una riduzione degli sprechi alimentari lungo le filiere di produzione (comprese le perdite post-raccolto). La tecnologia insita nei fertilizzanti Timac, inoltre, favorisce la gestione ecocompatibile di sostanze chimiche riducendo il rilascio in aria, acqua e suolo, minimizzando gli effetti negativi sulla salute umana e sull’am - biente. Un impegno di alto valore etico per tutto il gruppo Roullier».

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 26 ottobre 2017

Timac Agro Italia presenta per il secondo anno consecutivo il proprio Bilancio di Sostenibilità. L’obiettivo è illustrare i risultati ottenuti dall’azienda nella promozione di uno sviluppo sostenibile, cioè di un’attività imprenditoriale compatibile con un contesto di lavoro confortevole e positivo, con la salvaguardia dell’ambiente, del territorio e dell’intero ecosistema che ci circonda.

Nel corso del 2016, Timac Agro Italia ha consolidato gli impegni già assunti in passato verso il raggiungimento di una sostenibilità sociale e ambientale. Gli interlocutori sociali e istituzionali di Timac hanno contribuito a definire gli obiettivi da raggiungere. A Barletta, per esempio, il Bilancio di Sostenibilità ha tenuto conto delle indicazioni offerte dall’allora presidente della Commissione Ambiente del Consiglio comunale, Filippo Caracciolo, che è stato il solo rappresentante istituzionale barlettano, tra tutti quelli coinvolti, a indicare le priorità di carattere ambientale e sociale che l’azienda avrebbe dovuto cercare di perseguire nel tempo.

In un’ottica di consolidamento del principio di sostenibilità ambientale, l’azienda ha confermato l’impegno a realizzare prodotti che salvaguardino la natura migliorando la nutrizione vegetale e permettendo così di soddisfare le esigenze alimentari della popolazione mondiale.

È stato colto a pieno, inoltre, l’obiettivo promesso da Timac con il Bilancio di sostenibilità 2015-2016: creare un’organizzazione trasparente capace di interloquire con gli enti locali, le autorità e l’opinione pubblica e sono state confermate le ottime performance delle condizioni di lavoro dei dipendenti dell’azienda, con l’ottenimento per il secondo anno consecutivo del prestigioso premio “Best Workplace”, conferito a Timac Agro Italia insieme ad altre aziende come American Express e Jaguar Land Rover.

Per realizzare il Bilancio di Sostenibilità 2017, relativo alle attività del 2016, sono state recepite le indicazioni fornite da 236 interlocutori dell’azienda (191 dipendenti, 34 clienti e 11 autorità, tra cui comuni, Arpa e associazioni locali), con l’obiettivo di un’impresa non chiusa in se stessa ma aperta al dialogo con la società e trasparente di fronte all’opinione pubblica.

Timac Agro Italia, in linea con i principi del Gruppo Roullier e sulla base dei questionari rivolti ai protagonisti delle istituzioni locali, compreso l’assessore Filippo Caracciolo, ha individuato quattro obiettivi fondamentali della propria attività: raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile; garantire condizioni di lavoro dignitose e compatibili con la crescita economica; incentivare l’innovazione e la ricerca scientifica; assicurare la responsabilità nel consumo e nella produzione.

Timac Agro Italia ha contribuito al miglioramento della nutrizione e alla promozione di un’agricoltura sostenibile grazie alla qualità dei propri prodotti, che soddisfano le necessità nutritive delle piante contribuendo al miglioramento progressivo del terreno e della qualità del suolo.

Il raggiungimento del secondo obiettivo – condizioni di lavoro dignitose e compatibili con la crescita economica – è garantito dal modello di business e dal piano industriale di Timac Agro Italia, che ha da sempre posto particolare attenzione al miglioramento della produttività con la diversificazione, l’aggiornamento tecnologico e l’innovazione. Insomma, al centro ci sono i lavoratori.

Per la realizzazione del terzo obiettivo (innovazione e ricerca scientifica), Timac Agro Italia può contare sul costante impegno dei propri team di ricerca, che lavorano in stretta collaborazione con università ed enti di ricerca nei diversi Paesi, e su nuovo centro di ricerca presente a Saint-Malo (Francia), il più grande istituto privato presente in Europa in questo settore. Quindi uno sguardo proteso al futuro.

Timac Agro Italia, infine, promuove la diminuzione degli sprechi alimentari grazie a modelli di business e di vendita che favoriscono la corretta nutrizione della pianta con una maggiore produttività agricola e una riduzione degli sprechi alimentari lungo le filiere di produzione (comprese le perdite post-raccolto). La tecnologia insita nei fertilizzanti Timac, inoltre, favorisce la gestione ecocompatibile di sostanze chimiche riducendo il rilascio in aria, acqua e suolo, minimizzando gli effetti negativi sulla salute umana e sull’ambiente. Un impegno di alto valore etico per tutto il gruppo Roullier.

 

Investimenti

  • Ambientalizzazione e miglioramento delle condizioni di lavoro nel sito di Barletta: oltre 1 milione di euro negli ultimi tre anni (188.000 nel 2015, 450.000 nel 2016, 720.000 nel 2017)
  • Ammodernamento della sede di Ripalta Arpina
  • Investimento in comunicazione trasparente: 48.000 euro
  • Investimento in formazione: 50.000 euro

 

Clicca qui per scaricare il Bilancio di Sostenibilità di Timac Agro Italia.

«Non siamo noi ad inquinare: i dati parlano chiaro, così come è evidente il nostro impegno nel potenziare la messa in sicurezza del sito. Piuttosto, ad oggi, non si va ancora alla ricerca delle fonti d’inquinamento e i veri responsabili, tenendo conto che la nostra non è l’unica fabbrica nella zona industriale di via Trani». Questo in sintesi il messaggio lanciato nuovamente dai vertici dello stabilimento della Timac Agro Italia di via Trani in una conferenza stampa nel corso del quale l’azienda, non senza soddisfazione, ha annunciato l’ulteriore potenziamento della messa in sicurezza della falda acquifera. Che non è più un punto di pompaggio, ma tre, e un nuovo e più moderno sistema di trattamento delle acque, tutto reso possibile con il via libera concesso dagli enti locali in una recente Conferenza di servizi. Il nuovo meccanismo di pump and treat sarà vigilato da Arpa con periodici campionamenti di verifica.

La conferenza è stata presieduta da: Andrea Camaiora (responsabile delle relazioni esterne dell’azienda), gli avvocati Matteo Benozzo e Francesco Salvi, Cédric Vienet (direttore dello stabilimento di Barletta) e Giuseppe Lombardi (responsabile ambientale dello stabilimento).

Dagli interventi è emerso che Timac va ottemperando completamente a quanto previsto dalla delibera regionale n. 206/2016 per la Miso falda, dopo aver già concluso da mesi quelli relativi alla Miso suolo definiti e approvati dalla Dd 329/2015. «Pertanto - ha ribadito Camaiora - Timac ha adempiuto a tutto quello che gli enti hanno previsto e richiesto all’azienda nell’iter di messa in sicurezza complessivo dello stabilimento di Barletta».

Nel loro intervento i legali di Timac, Benozzo e Salvi, hanno fatto riferimento ai dati pubblicati recentemente sul monitoraggio ambientale di Barletta. E cioè: «L’Istituto di Ricerca sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche nel suo ultimo report ribadisce ciò che diciamo da 444 giorni. Poiché non è stato possibile individuare l’identità dell’inquinatore, Irsa-Cnr suggerisce di allargare l’area oggetto del monitoraggio ambientale, perché non si può affermare il principio per il quale non conta chi inquina realmente ma chi, secondo alcuni, può permettersi il costo di risanare l’inquinamento prodotto da altri».

A riguardo dei risultati sugli ultimi accertamenti relativi all’impatto ambientale ha parlato l’ingegnere Cédric Vienet, direttore del locale stabilimento Timac, che ha sottolineato: «I rilievi svolti da Arpa Umbria per Arpa Puglia hanno confermato le nostre certezze sulle emissioni in atmosfera, riscontrando ad esempio per le tanto discusse polveri valori ben 200 volte inferiori ai limiti di legge». Si è parlato anche della problematica sul traffico veicolare da e per la Timac, oggetto di ulteriori accuse quali concausa di inquinamento atmosferico.

«I dati - ha chiarito, fornendo dati precisi, l’ingegnere Giuseppe Lombardi, responsabile ambientale dello stabilimento - dimostrano che anche l’impatto di Timac sul traffico di via Trani è irrilevante. Dal monitoraggio sulla mobilità urbana di Barletta, resi noti alcune settimane fa, emerge che su via Trani si registra, tra entrata e uscita, un totale di 17.625 passaggi giornalieri, di cui 1.447 di mezzi pesanti. A pieno regime produttivo, infatti, tra ingresso e uscita, Timac induce un traffico complessivo di mezzi pesanti pari mediamente a 25 automezzi al giorno». «Pertanto - ha ribadito Lombardi - l’impatto del traffico di mezzi pesanti indotti dalla Timac rispetto al totale riportato nello studio è circa dell’1,83% dei mezzi pesanti complessivi, pari allo 0,15% rispetto al totale dei transiti. Stranamente, però, la presenza di mezzi pesanti è stata associata solo a due aziende, tra cui Timac, mentre non si è parlato affatto delle consistenti movimentazioni logistiche prodotte da centri commerciali o da altre numerose aziende presenti nell’area industriale di via Trani».

Lombardi ha poi concluso con l’illustrare gli ultimi risultati nella riduzione del consumo idrico: «Nell’ormai propria ottica di sostenibilità ambientale, Timac ha operato con particolare impegno per la riduzione dei consumi idrici, investendo ad esempio nella performance degli impianti oltre che nella costruzione di nuove vasche per la raccolta delle acque di pioggia. Il risultato è che il consumo idrico si è ridotto di fatto di oltre il 50%».

 

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 9 settembre 2017.

Timac Agro Italia convoca una conferenza stampa venerdì 8 settembre (ore 11) presso il proprio stabilimento di Barletta (Via Trani 21).

Durante l’incontro saranno forniti tutti gli ultimi aggiornamenti riguardanti il percorso di messa in sicurezza del sito.

All’incontro interverranno Andrea Camaiora (responsabile delle relazioni esterne dell’azienda), gli avvocati Matteo BenozzoFrancesco Bruno e Francesco Salvi (Studio legale Pavia e Ansaldo), Cédric Vienet (direttore dello stabilimento di Barletta) e l’ing. Giuseppe Lombardi (responsabile ambientale dello stabilimento).

"Timac si rammarica delle alte concentrazioni di H2S rilevate da Arpa Puglia in Via Trani e rese note dalle autorità nei giorni scorsi, e a tal proposito informa che il proprio stabilimento da circa due mesi è fermo in quanto in temporaneo arresto produttivo. Come di consueto, Timac continuerà a fornire sistematici aggiornamenti alle autorità, alle istituzioni e all’opinione pubblica, sul monitoraggio relativo all’impianto di Barletta affinché la popolazione sia costantemente e trasparentemente mantenuta al corrente della situazione”. E’ quanto si legge in una nota di Timac Agro Italia.

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 29 giugno 2017.

Timac Agro Italia convoca una conferenza stampa lunedì 3 aprile 2017 (ore 11) presso il proprio stabilimento di Barletta (Via Trani 21).

All’incontro interverranno gli avvocati Matteo Benozzo e Francesco Salvi (legali dell’azienda), Andrea Camaiora (responsabile delle relazioni esterne dell’azienda), l’ingegner Giuseppe Lombardi (responsabile ambientale dello stabilimento) e Cèdric Vienet (direttore dello stabilimento di Barletta).

Argomenti oggetto della conferenza stampa saranno:

1) implementazione dell’attività di bonifica della falda

2) stato del rapporto con gli enti locali e le autorità

3) recenti accertamenti Arpa, Asl e polizia locale

4) bonifica dell’area industriale di Barletta

5) progetto “Timac nelle scuole”

Per il secondo anno consecutivo, Timac Agro Italia ha ottenuto il riconoscimento “Best Workplace”. Con questo attestato l’azienda, che opera nel settore dei fertilizzanti con uno stabilimento a Barletta e uno a Ripalta Arpina, viene riconosciuta come uno dei migliori ambienti di lavoro in Italia anche nel 2017.

Il titolo di “miglior ambiente lavorativo” viene assegnato ogni anno dall’istituto di ricerca americano Great Place to Work Institute, considerato tra i maggiori esperti mondiali nella valutazione degli ambienti di lavoro. Le liste dei migliori ambienti di lavoro sono elaborate in modo completamente indipendente attraverso un’indagine che coinvolge tutti i dipendenti.

Anche in questa occasione, i lavoratori di Timac Agro Italia sono stati invitati a compilare il questionario anonimo costituito da oltre 70 domande inerenti molti argomenti che caratterizzano l’ambiente di lavoro tra cui il rispetto, l’equità, il senso di appartenenza, la collaborazione e il livello di innovazione dell’azienda. Anche quest’anno l’indagine è stata un successo, sia in termini di partecipazione che di risultati, dai quali emergono sentimenti di grande fiducia verso l’azienda, orgoglio di appartenenza e credibilità del management.

“Ci riempie di soddisfazione – dice Pierluigi Sassi, amministratore delegato di Timac – vedere confermato dai nostri dipendenti che abbiamo tutti insieme saputo costruire un luogo di lavoro stimolante, in cui ci si sente valorizzati e nel quale si opera serenamente e in sicurezza. Il riconoscimento è ancora più significativo se si pensa che Timac è spesso sotto i riflettori. Questo premio è un ulteriore stimolo ad andare avanti nella direzione intrapresa, con tutto il nostro impegno”.

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 14 marzo 2017.

Per il secondo anno consecutivo, Timac Agro Italia ha ottenuto il riconoscimento “Best Workplace”. Con questo attestato l’azienda, che opera nel settore dei fertilizzanti con uno stabilimento a Barletta e uno a Ripalta Arpina, viene riconosciuta come uno dei migliori ambienti di lavoro in Italia anche nel 2017.

Il titolo di “miglior ambiente lavorativo” viene assegnato ogni anno dall’istituto di ricerca americano Great Place to Work Institute, considerato tra i maggiori esperti mondiali nella valutazione degli ambienti di lavoro. Le liste dei migliori ambienti di lavoro sono elaborate in modo completamente indipendente attraverso un’indagine che coinvolge tutti i dipendenti.

Anche in questa occasione, i lavoratori di Timac Agro Italia sono stati invitati a compilare il questionario anonimo costituito da oltre 70 domande inerenti molti argomenti che caratterizzano l’ambiente di lavoro tra cui il rispetto, l’equità, il senso di appartenenza, la collaborazione e il livello di innovazione dell’azienda. Anche quest’anno l’indagine è stata un successo, sia in termini di partecipazione che di risultati, dai quali emergono sentimenti di grande fiducia verso l’azienda, orgoglio di appartenenza e credibilità del management.

“Ci riempie di soddisfazione – dice Pierluigi Sassi, amministratore delegato di Timac – vedere confermato dai nostri dipendenti che abbiamo tutti insieme saputo costruire un luogo di lavoro stimolante, in cui ci si sente valorizzati e nel quale si opera serenamente e in sicurezza. Il riconoscimento è ancora più significativo se si pensa che Timac è spesso sotto i riflettori. Questo premio è un ulteriore stimolo ad andare avanti nella direzione intrapresa, con tutto il nostro impegno”.

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 14 marzo 2017.

Il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Trani, Angela Schiralli ha accolto l’istanza presentata dai legali di Timac – i professori Matteo Benozzo e Francesco Bruno (studio legale Pavia e Ansaldo) – per la proroga del provvedimento di sequestro con obbligo di bonifica emanato dalla procura lo scorso giugno. Il nuovo termine è fissato al 31 marzo 2017.

Il provvedimento di proroga, che ha trovato il parere favorevole del pubblico ministero Silvia Curione, è stato concesso dal giudice “per dar modo all’impresa di ottenere dagli enti pubblici” il via libera definitivo sulle attività già compiute da Timac relativamente a suolo e falda “in ottemperanza a quanto richiesto dagli stessi enti e dalla procura”.

La nuova proroga, in altre parole, è stata concessa per consentire agli enti locali e a Timac di portare a completamento la procedura amministrativa, in corso da tempo, sulle attività di messa in sicurezza dell’area su cui sorge lo stabilimento.

È necessaria a questo punto una presa di coscienza e responsabilità da parte di tutti gli attori coinvolti nel procedimento. Il fatto che, con grande senso di responsabilità e rispetto per la posizione di una realtà produttiva e per centinaia di lavoratori, la magistratura abbia concesso un’ulteriore proroga non significa che ci si debba adagiare per due mesi sugli allori e questa come altre vicende italiane dimostra che di rinvio in rinvio si rischia di perdere anni di tempo.

«La Timac non inquina. E ad oggi non sono ancora note le vere fonti di inquinamento dell’aria nella zona industriale di via Trani». Ieri, lo hanno ribadito nuovamente a chiare lettere, nel corso di una conferenza stampa, i vertici del locale stabilimento della Timac Agro. Rispetto alla conferenza dello scorso 22 ottobre, la novità di questo nuovo incontro con la stampa è l’annuncio del «Pump & stock». E cioè: l’avvio da alcune settimane anche dell’intervento di messa in sicurezza della falda. Che consiste nell’emungimento dell’acqua di falda nei punti in cui si rilevano valori anomali, un successivo deposito temporaneo (stoccaggio) e una fase finale di smaltimento presso impianti di trattamento esterni.

«I diversi studi idrogeologici – hanno spiegato Cèdric Vienet e Giuseppe Lombardi, rispettivamente direttore e responsabile ambientale dello stabilimento di via Trani – hanno dimostrato, e ormai senza ombra di dubbio, che i valori anomali in falda non sono dovuti all’attività dello stabilimento Timac, la cui attività, si rammenti, è come si dice in gergo “a ciclo chiuso”, ossia priva di qualunque scarico nell’ambiente».

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 23 dicembre 2016.

 

Timac Agro Italia convoca una conferenza stampa giovedì 22 dicembre 2016 (ore 11) presso la sede Confindustria BAT a Barletta (Via della Misericordia 34).

All’incontro interverranno Andrea Camaiora (responsabile delle relazioni esterne dell’azienda), i professori Matteo Benozzo e Francesco Bruno (legali dell’azienda), Simona Togni (responsabile del settore Operazioni dell’azienda), il direttore dello stabilimento di Barletta, Cèdric Vienet, e l’ing. Giuseppe Lombardi (responsabile ambientale dello stabilimento di Barletta).

Parteciperanno inoltre il presidente della sezione chimica della Confindustria Bari-BAT, Sigfrido Cappa, e il presidente della Confindustria BAT, Sergio Fontana.

Argomenti oggetto della conferenza stampa saranno:

  1. Bilancio di sostenibilità 2016: la novità del coinvolgimento degli enti locali 
  2. Pump and stock
  3. Studio idrogeologico e prossime iniziative dell’azienda

L’incontro avrà una durata di 35-40 minuti.

Mentre c'è chi straparla di inquinamento, aria irrespirabile e superamento dei limiti di emissione previsti dalla legge, c'è chi come noi può rispondere con la forza della verità e dei fatti.

La verità è che negli ultimi giorni Timac è stata oggetto di ben due accertamenti da parte di carabinieri e polizia locale per l'ispezione dello stabilimento. I fatti sono i documenti che riportiamo e che dimostrano, ancora una volta, che abbiamo le carte in regola. Altri possono vantare lo stesso?

Forse anziché concentrarsi sempre e solo su Timac, si potrebbe cercare inquinamento e violazioni di legge da qualche altra parte.

 

“E ancora non si conosce l’identità del vero inquinatore dell’area industriale di Barletta”. Questa la frase posta in bella evidenza sul sito www.leragioniditimac.it dove spicca il contatore innescato per segnare il tempo trascorso dalla pubblicazione di uno studio idrogeologico Cnr-Arpa e da cui emerge la mancata individuazione dei veri responsabili dell’inquinamento nella zona industriale di via Trani, di fatto, scagionando la Timac (azienda che produce concimi e fertilizzanti per l’agricoltura).

Questo il tema dominante della conferenza stampa tenuta venerdì mattina dai vertici locali della Timac Agro Italia e presieduta dal direttore dello stabilimento di Barletta, Cèdric Vienet, dal responsabile ambientale dello stabilimento, Giuseppe Lombardi, dal legale dell’azienda, professor Francesco Bruno (esperto in diritto ambientale), e dal responsabile delle relazioni esterne, Andrea Camaiora.

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 22 ottobre 2016.

In merito ai chiarimenti richiesti dai comitati sui cosiddetti ‘fumi’ provenienti dalla nostra azienda, vogliamo chiarire una volta per tutte la situazione. Come già spiegato in occasioni precedenti, ciò che fuoriesce dai camini del nostro stabilimento è solo e soltanto vapore acqueo, che normalmente durante le giornate calde e secche non è visibile, ma che incontrando un’atmosfera fredda e umida (caratteristica delle stagioni autunnali e invernali) si raffredda subendo una parziale condensazione facendo diventare visibili questi pennacchi, appunto, di vapore acqueo.

A rassicurare tutti sulla natura innocua del vapore ci sono anche i risultati di ben sei mesi di indagini svolte dalla procura con telecamere a infrarossi puntate sui nostri camini: i dati riportati nella relazione tecnica adottata dai magistrati sgomberano il campo da qualunque collegamento tra l’operato di Timac e l’inquinamento dell’aria. E questo senza contare i periodici rilevamenti di Arpa.

Anziché dunque gridare ‘al lupo al lupo’ all’indirizzo sbagliato, bisognerebbe pretendere di arrivare in fondo alla questione centrale dell’inquinamento a Barletta, proseguendo sulla strada intrapresa con lo studio idrogeologico curato dal Cnr, accertando finalmente, una volta per tutte, chi sia il vero responsabile dell’inquinamento dell’area. E ciò tanto più visto che, come dichiarato anche proprio di recente dalla magistratura, il processo di messa in sicurezza dello stabilimento Timac è ormai solidamente incardinato.

È dunque curioso che ancora oggi all’attenzione di comitati e stampa vi sia la nostra azienda, mentre sull’identità del vero inquinatore dell’area regnano sovrani il mistero, la disinformazione e l’omertà. Per parte nostra, come ci viene sempre più spesso riconosciuto, anche dai comitati, siamo sempre disponibili a fare tutto il necessario per bene operare. Siamo seriamente impegnati, da un lato, per dimostrare alla magistratura che ha ben riposto la sua fiducia nei nostri confronti e, dall’altro, per fugare ogni dubbio e perplessità sul nostro ciclo produttivo e sulle nostre attività, così come abbiamo fatto anche oggi a proposito delle emissioni di vapore. Pensiamo che Timac sia un’azienda che a Barletta si è contraddistinta per capacità di dialogo e volontà di trasparenza.

Il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Trani, Angela Schiralli, dando atto a Timac delle attività in corso di bonifica e messa in sicurezza, ha accolto l’istanza presentata dai legali dell’azienda – i professori Matteo Benozzo e Francesco Bruno (Studio legale Pavia e Ansaldo) – per la proroga del provvedimento di sequestro con obbligo di bonifica emanato dalla procura lo scorso giugno, aggiornando la data in sequestro (20 settembre 2016) al 31 gennaio 2017.

La scadenza del provvedimento avverrà dunque dopo l’udienza fissata dal Tar al prossimo 11 gennaio 2017 sulla illegittimità delle due ordinanze che erano state emesse dalla Provincia sotto la presidenza di Francesco Spina e che sono state mantenute sotto la presidenza di Giuseppe Corrado, provvedimenti per i quali Timac ha chiesto e ottenuto nelle scorse settimane la fissazione immediata della discussione di merito. L’istanza di proroga del sequestro, ora accolta dal gip, è stata presentata da Timac proprio sulla scorta della fissazione dell’udienza al Tar e dei continui ostracismi del settore VIII ambiente e rifiuti della Provincia all'ultimazione delle attività di bonifica che l’azienda ha assunto l'impegno sociale di eseguire pur essendo estranea all'origine dei relativi inquinamenti.

Merita di essere sottolineato come il provvedimento del gip sulla proroga abbia trovato parere favorevole da parte del pubblico ministero, così come appare significativo sottolineare che il provvedimento di proroga dia atto all’azienda di stare operando per il completamento della «bonifica dell’area, già avviata secondo le modalità rappresentate»”. Coniugare ambiente e sviluppo resta la nostra stella polare. Intendiamo operare concretamente nel merito per rispettare la decisione della magistratura, che ringraziamo per la correttezza e la tempestività dei provvedimenti assunti.

Prima una “chiamata a raccolta”, con tanto di appello «accorrete numerosi», poi… niente. O meglio, nessuno. Timac aveva organizzato l’incontro di presentazione del Bilancio di Sostenibilità per offrirsi alle domande e al confronto con i cittadini e con la stampa. Sulla pagina Facebook del comitato Operazione Aria Pulita BAT era stato segnalato l'appuntamento di venerdì scorso con l'appello «Presentatevi qui ed esprimete il vostro dissenso».

 

Prendiamo atto che molti – in primis i giornalisti – hanno deciso di intervenire, partecipare, avanzare idee e proposte, fornendo anche spunti critici (come ha fatto il presidente della commissione ambiente della Regione, Filippo Caracciolo) e auspicando un dialogo costante (come ha chiesto la presidente del consiglio comunale, Carmela Peschechera), mentre altri preferiscono sollevare polemiche sterili, polveroni inutili e allarmi infondati. Insomma, comitati non pervenuti!

 

Investimenti, carte, documenti, progetti, sollecitazioni per procedere agli ultimi interventi o per completare le opere di messa in sicurezza sono la miglior prova del nostro impegno per Barletta e per uno sviluppo sostenibile nel nome dell’ambiente.

E' stato presentato oggi al Brigantino di Barletta il Bilancio di Sostenibilità di Timac Agro. Ma cos’è un Bilancio di Sostenibilità? E’ uno strumento di rendicontazione e quindi di trasparenza, attraverso cui un’organizzazione – nel nostro caso un’impresa – illustra gli aspetti organizzativi e di perfomance relativi alle attività svolte nel corso dell’anno, per rendere consapevoli tutti gli stakeholders degli impatti che l’azienda genera sul piano economico, ambientale e sociale. Gli stakeholders, i “portatori di interesse”, sono tutti coloro con cui l’impresa entra in contatto nella sua attività, e verso i quali, per questa ragione, assume responsabilità. Sono stakeholders, dunque, i dipendenti, i clienti, i fornitori, gli azionisti, i  media, gli amministratori pubblici e soprattutto i cittadini, le comunità in cui l’azienda opera, per le quali una delle principali responsabilità delle imprese è la conservazione dell’ambiente circostante. Su questo fronte tutti danno atto a Timac di aver fatto importanti passi in avanti.

 

Il Bilancio è un documento non previsto obbligatoriamente dal nostro sistema giuridico, è un atto volontario che abbiamo deciso di realizzare per testimoniare il desiderio di trasparenza e chiarezza che contraddistingue il nostro operato ed è uno strumento essenziale per raccontarci. Insomma, il Bilancio di Sostenibilità è una finestra sul passato e una sul futuro, rappresenta tutto quello che abbiamo fatto e tutto quello che faremo ed è la testimonianza dei valori che contraddistinguono Timac Agro Italia.

 

L’obiettivo del Bilancio di Sostenibilità che Timac Agro ha il piacere di presentare oggi è quindi illustrare i risultati ottenuti dall’azienda per la promozione di uno sviluppo sostenibile, cioè di un’attività imprenditoriale compatibile con un contesto di lavoro confortevole e positivo, con la salvaguardia dell’ambiente, del territorio e dell’intero ecosistema che ci circonda. Dal 1991, anno della sua fondazione, Timac Agro ha infatti sempre seguito una direttrice ben precisa: lavorare per diventare leader nel mondo dell’agrofornitura attuando un modello di impresa ad alta sostenibilità.

 

E' possibile leggere una sintesi delle iniziative, dei progetti e dei risultati ottenuti da Timac nel campo dello sviluppo sostenibile scaricando il file allegato in questo post.

 

Per leggere l'intero Bilancio di Sostenibilità basta invece cliccare qui.

Le forti piogge delle ultime ore hanno causato pesanti danni alla città di Barletta, provocando allagamenti, smottamenti e interruzioni delle linee di viabilità. Anche lo stabilimento Timac, purtroppo, è stato interessato dagli straordinari eventi atmosferici. L’acqua copiosa che è precipitata si è raccolta nell’apposita vasca di contenimento, ma le acque piovane in eccesso hanno continuato a precipitare invadendo i piazzali dello stabilimento per poi tracimare.

Se le cose non sono ulteriormente peggiorate è merito dell’intervento “muscolare” e pronto posto in essere dal personale di Timac: pompe idrauliche, autocisterne e altre azioni di contrasto, con i conseguenti ingenti costi.

L’acqua parzialmente fuoriuscita dallo stabilimento dal lato di Via Misericordia è acqua piovana allo stato puro. Pur essendosi attivata immediatamente per segnalare l’accaduto a enti locali, polizia municipale e vigili del fuoco, Timac è tuttavia costretta a rilevare nuovamente la grave inerzia di una parte delle amministrazioni locali.

La messa in sicurezza dello stabilimento, concordata con gli enti pubblici, prevedeva, tra le altre cose, l’impermeabilizzazione dei terreni. Gli enti l’hanno chiesta e Timac l’ha realizzata segnalando però prontamente, da mesi ormai, che senza un conferimento delle acque piovane in fognatura si sarebbero verificati i problemi che puntualmente hanno iniziato a manifestarsi. E così, a distanza di mesi dalla richiesta di autorizzazione, nonostante il periodico emergere del problema e i ripetuti solleciti di Timac, il permesso non è ancora stato concesso dalla Provincia.

 

Anche in situazioni spiacevoli come queste, dunque, Timac intende agire nella massima trasparenza, per questo pubblichiamo alcuni video e foto di quanto accaduto.

Il video che segue mostra la situazione questa mattina all'esterno del lato dello stabilimento in Via Misericordia:

 

In questo video è invece possibile prendere atto di come l'allagamento sia stato generalizzato in tutta la città di Barletta, tanto che la polizia municipale ha dovuto procedere con la chiusura di Via Trani:

 

Un tombino in Via Misericordia da cui si evince il sovraccarico idraulico dovuto all'eccezionalità dell'evento:

 

La situazione della vasca di raccolta dell'acqua piovana sul lato di Via Misericordia:

Il prossimo venerdì 9 settembre, alle ore 16:00, Timac Agro Italia presenterà in una conferenza stampa presso "Il Brigantino" (Viale Regina Elena, 84, 70051 Barletta), il Bilancio di Sostenibilità 2015, uno strumento di rendicontazione e trasparenza con cui l’azienda intende illustrare a dipendenti, clienti, azionisti, media, amministrazioni pubbliche e soprattutto i cittadini della città di Barletta, i risultati ottenuti nello scorso anno per la promozione di uno sviluppo sostenibile.

Ecco l'invito all'evento:

“Noi desideriamo lavorare serenamente, per questo ci interessa continuare a produrre, ad assumere persone, così come l’azienda sta facendo nonostante la crisi economica, e per questo ci siamo sempre messi a disposizione delle richieste degli enti locali”, è quanto dichiara Andrea Camaiora, portavoce di Timac Agro Italia in un’intervista ad Amica9 Tv.

Abbiamo messo a disposizione le risorse per sostenere lo sforzo economico degli studi di CNR e Arpa, e questi hanno confermato ciò che noi avevamo sempre detto e che avevamo accertato con uno studio privato, e cioè che l’inquinamento non proviene da Timac, ma alle spalle dello stabilimento” prosegue il portavoce di Timac Agro.

“Ci è stato chiesto di fare un intervento di messa in sicurezza del suolo e abbiamo speso 600mila euro per l’impermeabilizzazione e gli altri interventi. Abbiamo chiesto e ottenuto anche l’approvazione del piano di bonifica della falda, che ci costerà molto ma verrà realizzato, sperando che qualcuno prima o poi ci rifondi dei grandi danni subiti in questi mesi per un inquinamento non prodotto da noi ma di cui noi, per collaborare lealmente con la città di Barletta, ci siamo sobbarcati” conclude.

Clicca sul video per guardare l’intervista completa.

“Noi desideriamo lavorare serenamente, per questo ci interessa continuare a produrre, ad assumere persone, così come l’azienda sta facendo nonostante la crisi economica, e per questo ci siamo sempre messi a disposizione delle richieste degli enti locali”, è quanto dichiara Andrea Camaiora, portavoce di Timac Agro Italia in un’intervista ad Amica9 Tv.

Abbiamo messo a disposizione le risorse per sostenere lo sforzo economico degli studi di CNR e Arpa, e questi hanno confermato ciò che noi avevamo sempre detto e che avevamo accertato con uno studio privato, e cioè che l’inquinamento non proviene da Timac, ma alle spalle dello stabilimento” prosegue il portavoce di Timac Agro.

“Ci è stato chiesto di fare un intervento di messa in sicurezza del suolo e abbiamo speso 600mila euro per l’impermeabilizzazione e gli altri interventi. Abbiamo chiesto e ottenuto anche l’approvazione del piano di bonifica della falda, che ci costerà molto ma verrà realizzato, sperando che qualcuno prima o poi ci rifondi dei grandi danni subiti in questi mesi per un inquinamento non prodotto da noi ma di cui noi, per collaborare lealmente con la città di Barletta, ci siamo sobbarcati” conclude.

Clicca sul video per guardare l’intervista completa.

Noi crediamo che conciliare impresa e ambiente è possibile. Un esempio è rappresentato dalla Timac, un’azienda presente nella zona industriale di Barletta, che ha uno stabilimento gemello, che produce gli stessi prodotti persino all’interno del parco naturale regionale dell’Adda, in provincia di Cremona”, così il presidente della zona BAT di Confindustria, Sergio Fontana.

 

“Occorre tenere ben presente i tanti casi di aziende sostenibili che operano nel Paese e fare molta attenzione a non essere strumentalizzati da chi agita paure per interessi particolari, magari nel campo della speculazione edilizia.  L’importante è lavorare per conciliare la tutela dell’ambiente con la crescita delle imprese, attraverso il rispetto di regole chiare e certe e senza pregiudizi anti-industriali. L’invito è dunque a fare attenzione: l’opinione pubblica non deve essere strumentalizzata dalla politica con la ‘p’ minuscola, la politica populista in cerca di facili consensi. È troppo semplice dire “vogliamo sole, mare e turismo”, oppure “eliminiamo la zona industriale”, come se le due cose fossero incompatibili”.

 

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 22 luglio 2016.

Il tribunale del riesame di Trani ha respinto oggi il ricorso presentato da Timac Agro Italia contro il provvedimento di sequestro dello stabilimento di Barletta adottato dalla procura di Trani lo scorso 14 giugno, che prevede la facoltà d’uso dell’impianto.

Il tribunale del riesame di Trani conferma la decisione della procura di Trani nonostante vi siano svariate e molteplici ragioni per considerare illegittimo e immotivato un sequestro condizionato con facoltà d’uso riferito a un inquinamento mai prodotto dall’azienda e rispetto al quale, per giunta, Timac sta operando da tempo, come anche definitivamente deciso dalla Conferenza di servizi dell’11 luglio scorso, per una bonifica sia del suolo che della falda.

Pur stupiti e amareggiati da una decisione che a nostro giudizio non ha alcun fondamento, desideriamo per primi comunicare la notizia ai barlettani, in quello spirito di dialogo e trasparenza che ormai da tempo contraddistingue il rapporto che l’azienda ha con l’opinione pubblica e le istituzioni locali.

La battaglia per veder riconosciute le nostre ragioni non finisce qui. Non appena giungeranno le motivazioni del riesame ci rivolgeremo alla Cassazione. Nel frattempo, accelereremo l’istanza presentata al Tar contro le illegittime ordinanze della provincia, che già da tempo avrebbero dovuto essere ritirate. Inutile sottolineare come, ogni giorno che passa, questa situazione si incancrenisca sempre più, aggravando il carico di responsabilità di tutti gli attori coinvolti.

"Ancora una volta varie zone della città di Barletta hanno dovuto misurarsi con i gravi effetti di pesanti condizioni meteorologiche avverse. In particolare la violenza delle acque ha colpito le aree rimaste per lungo tempo prive di opere di urbanizzazione primarie a cui si sta provvedendo con la consapevolezza della fragilità del territorio e della dimensione dei rischi dei corsi d'acqua – dal Ciappetta Camaggio e gli altri canali fino all'Ofanto – che gravano sull'ambiente cittadino. In questa circostanza, il maltempo ha provocato anche il crollo di una parte del muro di cinta dell'azienda Timac Agro in via Misericordia". E' quanto si legge in un comunicato stampa diffuso dal Comune di Barletta in seguito a quanto avvenuto ieri in via della Misericordia.

"Una volta esaurite le ordinarie capacità di stoccaggio delle acque meteoriche, nell'apposito invaso dell'impianto produttivo, le ulteriori piogge hanno colmato tutti gli spazi adiacenti disponibili, finendo così per riversare con il loro peso sulla superficie della fascia di terreno prospiciente via Misericordia, recentemente impermeabilizzata con teli plastificati, creando un effetto vasca di contenimento che, una volta colmata, ha fatto tracimare le acque verso il muro di via Misericordia. Nel frattempo, le acque si sono infiltrate nel suolo sottostante saturando il terrapieno e provocando una spinta tale da aprire una breccia nel muro esterno, già oggetto in passato dei lavori di allaccio dello stabilimento alla fognatura bianca. E' intervenuta prontamente la squadra di pronto intervento del Comune di Barletta, sia per l'organizzazione del traffico che per monitorare il fenomeno, coordinando gli interventi attivati dalla stessa TIMAC Agro anche per la rimozione dei detriti dalla sede viaria e la messa in sicurezza il tratto di muro interessato dal cedimento. La zona interessata dal fenomeno ha coinvolto quella parte di stabilimento oggetto di recenti lavori di realizzazione della vasca di accumulo delle acque di prima pioggia, dove – è opportuno precisare – localmente non si registrano inquinanti.

 

A seguito di un sopralluogo del sindaco Cascella e degli assessori Dimatteo e Divincenzo, l'Amministrazione per poter valutare l'accaduto ed eventuali azioni a tutela della salute pubblica ha chiesto, oltre al rapporto dei propri tecnici, anche una relazione dettagliata alla ditta TIMAC Agro sul fenomeno, gli interventi eseguiti, la qualità dei materiali fuorusciti e ogni altra indicazione in relazione al procedimento di messa in sicurezza operativa in atto in sede regionale".

Da Barletta Viva

"Ancora una volta varie zone della città di Barletta hanno dovuto misurarsi con i gravi effetti di pesanti condizioni meteorologiche avverse. In particolare la violenza delle acque ha colpito le aree rimaste per lungo tempo prive di opere di urbanizzazione primarie a cui si sta provvedendo con la consapevolezza della fragilità del territorio e della dimensione dei rischi dei corsi d'acqua – dal Ciappetta Camaggio e gli altri canali fino all'Ofanto – che gravano sull'ambiente cittadino. In questa circostanza, il maltempo ha provocato anche il crollo di una parte del muro di cinta dell'azienda Timac Agro in via Misericordia". E' quanto si legge in un comunicato stampa diffuso dal Comune di Barletta in seguito a quanto avvenuto ieri in via della Misericordia.

"Una volta esaurite le ordinarie capacità di stoccaggio delle acque meteoriche, nell'apposito invaso dell'impianto produttivo, le ulteriori piogge hanno colmato tutti gli spazi adiacenti disponibili, finendo così per riversare con il loro peso sulla superficie della fascia di terreno prospiciente via Misericordia, recentemente impermeabilizzata con teli plastificati, creando un effetto vasca di contenimento che, una volta colmata, ha fatto tracimare le acque verso il muro di via Misericordia. Nel frattempo, le acque si sono infiltrate nel suolo sottostante saturando il terrapieno e provocando una spinta tale da aprire una breccia nel muro esterno, già oggetto in passato dei lavori di allaccio dello stabilimento alla fognatura bianca. E' intervenuta prontamente la squadra di pronto intervento del Comune di Barletta, sia per l'organizzazione del traffico che per monitorare il fenomeno, coordinando gli interventi attivati dalla stessa TIMAC Agro anche per la rimozione dei detriti dalla sede viaria e la messa in sicurezza il tratto di muro interessato dal cedimento. La zona interessata dal fenomeno ha coinvolto quella parte di stabilimento oggetto di recenti lavori di realizzazione della vasca di accumulo delle acque di prima pioggia, dove – è opportuno precisare – localmente non si registrano inquinanti.

 

A seguito di un sopralluogo del sindaco Cascella e degli assessori Dimatteo e Divincenzo, l'Amministrazione per poter valutare l'accaduto ed eventuali azioni a tutela della salute pubblica ha chiesto, oltre al rapporto dei propri tecnici, anche una relazione dettagliata alla ditta TIMAC Agro sul fenomeno, gli interventi eseguiti, la qualità dei materiali fuorusciti e ogni altra indicazione in relazione al procedimento di messa in sicurezza operativa in atto in sede regionale".

Da Barletta Viva

Gli straordinari eventi atmosferici degli ultimi giorni hanno causato danni allo stabilimento Timac. Come era ampiamente prevedibile, e già più volte posto dall'azienda all'attenzione delle amministrazioni competenti, a seguito delle forti piogge si è verificato il cedimento di una porzione del muro perimetrale dell'azienda, sul lato di via della Misericordia.

‎L'acqua copiosa che sta precipitando in queste ore è stata prima raccolta dalla vasca di contenimento e gestita come previsto dalle procedure interne, ma le acque piovane in eccesso che hanno continuato a precipitare hanno invaso i piazzali dell'intero stabilimento provocando, a causa dell'impermeabilizzazione realizzata sul suolo (le MISO) su richiesta degli enti - provincia, comune, Arpa -, la rottura della porzione di muro per forti spinte idrostatiche e il conseguente sversamento d'acqua su via Misericordia.

Al momento della richiesta di tali MISO, l'azienda aveva chiesto di poter indirizzare le acque piovane in eccesso verso la fognatura, proprio per evitare l'effetto "piscina" che eventi meterologici simili a quello odierno avrebbero potuto comportare. A distanza di mesi dalla formalizzazione della richiesta di autorizzazione, però, il permesso allo scarico in fognatura delle acque piovane non è stato ancora concesso, nonostante i solleciti di Timac e la scelta di coinvolgere anche il prefetto sul rischio oggi concretizzato e che, cambiato - come a tutti noto - il regime delle piogge nel nostro territorio, riteniamo possa ripetersi in futuro con episodi ancora più dannosi.

Timac ha comunque immediatamente avvisato il sindaco dell'accaduto, allertando anche polizia municipale e vigili del fuoco per i controlli e le misure del caso. Il sindaco ha preso direttamente coscienza della situazione.

Come accertato dai componenti dell'ufficio tecnico comunale, che ancora in tarda mattinata erano presso lo stabilimento, in ogni caso l'acqua uscita dallo stabilimento è acqua piovana allo stato puro, quindi a tal proposito desideriamo tranquillizzare tutti.

Siamo dispiaciuti per gli eventuali disagi ma questo episodio dimostra quanto sia importante una risposta tempestiva degli enti alle richieste che vengono presentate e quanto, per converso, sia sempre più forte la collaborazione responsabile offerta da Timac nei confronti della comunità locale.

Il 14 giugno 2016, la procura di Trani ha disposto il sequestro dello stabilimento di Timac Agro di Barletta, che produce fertilizzanti, con l’obbligo per l’azienda di provvedere entro 90 giorni alla bonifica del sito ma con facoltà d’uso. Il responsabile legale dell’azienda, l’amministratore delegato Pierluigi Sassi, è stato iscritto nel registro degli indagati con i capi di incolpazione di omessa bonifica, inquinamento ambientale e inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità, con l’accusa di non aver ottemperato alle ordinanze n. 3 e 4 del 2015 adottate dalla Provincia di Barletta-Andria-Trani, con cui si obbligava alla bonifica del sito la Timac, ritenuta responsabile dell’inquinamento dell’area, e rispetto alle quali l’azienda ha presentato ricorso al Tar. Il sequestro preventivo d’urgenza è stato convalidato dal gip di Trani il 20 giugno 2016.

Il 30 giugno 2016, Timac ha presentato istanza di riesame del sequestro, sostenendo che il provvedimento adottato dalla procura sarebbe non solo illegittimo, ma anche infondato nel merito, contraddittorio, sproporzionato e lacunoso dal punto di vista di un’effettiva conoscenza delle disposizioni in materia ambientale. Nell’istanza di riesame, la Timac sottolinea che:

 

1) Nessun inquinamento nell’aria, in falda e nel sottosuolo deriva dall’attività dell’azienda

Il processo produttivo dell’impianto non comporta alcun tipo di inquinamento nell’aria. Lo riconosce la stessa Procura di Trani nel provvedimento di sequestro, affermando che «negli anni la Timac è stata oggetto di più o meno costanti campagne di monitoraggio dell’aria da parte dell’Arpa Puglia e di procedimenti di automonitoraggio… in nessun caso, come confermano i consulenti tecnici della Procura, sono stati superati i limiti prescritti dall’Aia (Autorizzazione integrata ambientale)».

L’attività produttiva di Timac non contribuisce in alcun modo a causare alcun inquinamento anche in falda e nel sottosuolo. Lo stabilimento è infatti un impianto produttivo a ciclo chiuso, privo di scarico in qualsiasi corpo recettore, e che quindi esclude per sua natura ogni possibilità attività contaminante dello stesso. Tutte le campagne di monitoraggio effettuate negli ultimi anni hanno dimostrato che la falda acquifera risulta già inquinata a monte dello stabilimento ed esce a valle di esso senza essere inquinato nel percorso che effettua scorrendo sotto il perimetro dello stabilimento e, anzi, i valori di contaminazione entrano più elevati da monte ed escono più ridotti a valle di Timac. La contaminazione, in definitiva, proviene da monte idrogeologico rispetto allo stabilimento.

 

2) Altroché inerzia dell’azienda sulle emissioni maleodoranti

Secondo la Procura, Timac non ha ancora proceduto a «individuare e adottare la tecnologia più adeguata alla rilevazione costante dell’acido solfidrico», e «pertanto procede solo alla rilevazione discontinua dell’H2S con cadenza mensile», e ciò «impedisce di fatto di accertare se i cattivi odori reiteratamente lamentatati dalla popolazione siano imputabili all’attività dell’azienda». In realtà, il monitoraggio mensile dell’H2S è espressamente previsto come alternativa a quello in continuo e che nelle BAT di settore (BREF LVIC-AAF),alla emissione di H2S non è associata alcuna criticità. Timac ha provveduto tempestivamente ad eliminare ogni disagio odorigeno potenzialmente proveniente dalla propria attività. A conferma di ciò, inoltre, un recente sopralluogo dei vigili del fuoco della stazione di Barletta ha confermato l’assenza nell’aria «di alcun valore anomalo di nessun genere di sostanza» proveniente dallo stabilimento. E non potrebbe essere altrimenti, visto che nel triennio 2008-2010 è stato installato un sistema di abbattimento di odori denominato Tecnium, basato su una tecnologia totalmente nuova sviluppata dal gruppo Roullier e validata anche attraverso un protocollo di sperimentazione avviato con l’università di Bari. L’impianto è costato complessivamente circa 2 milioni di euro.

 

3) L’azienda non ha alcun obbligo di bonifica, eppure la sta già facendo

La difesa dell’azienda sottolinea come Timac, in virtù della normativa vigente (non solo il Codice dell’ambiente, ma anche numerose sentenze adottate dal Consiglio di Stato e dalla Corte di giustizia dell’Ue), non ha alcun obbligo di adottare misure di bonifica o di messa in sicurezza per porre rimedio a una situazione di inquinamento causata dai precedenti proprietari dello stabilimento, ma solo di adottare le misure di prevenzione al fine di contenere il danno all’ambiente o la minaccia di tale danno. Nonostante non ci sia alcun obbligo in capo a Timac, quest’ultima ha comunque deciso di attivare un procedimento volontario di bonifica sui terreni del sito, sfociato con l’approvazione di Messa In Sicurezza Operativa-MISO (che è la tipologia di bonifica prevista dal codice dell’ambiente per questi casi), poi attuata nella sua interezza e verificata nella sua efficacia tra i mesi di ottobre 2015 e maggio 2016 (tutte attività non considerate nell’indagine della Procura).

Nella Conferenza di servizi dell’11 luglio 2016, le amministrazioni locali hanno unanimemente riconosciuto il pieno adempimento di Timac agli impegni assunti sull’attuazione delle MISO sul suolo.

Tali attività eliminano dunque alla radice ogni elemento soggettivo (il dolo, ossia la mancanza di volontà di effettuare le procedure previste dalla legge in caso di contaminazione e – conseguentemente - di inquinare) ed oggettivo (l’omessa bonifica e l’inquinamento) su cui si fonda l’assunto accusatorio.

 

5) Altroché inerzia per il rilascio della Via (Valutazione di impatto ambientale)!

Anche se il rilascio della Via - trattandosi di uno stabilimento già in esercizio da moltissimi anni e non nuovo - non è assolutamente un presupposto dell’Aia, il procedimento autorizzatorio ha seguito i tempi del normale iter previsto dalla legge. Secondo la Procura, Timac ha evitato di comunicare alla Provincia la categoria progettuale sulla scorta della quale classificare il proprio impianto produttivo, ma ciò è avvenuto soltanto per l’assenza negli elenchi allegati alla Legge regionale 11/2001 (precedente al D. lgs. 152/2006) della tipologia dell’impianto nella quale rientrava lo stabilimento Timac. Nonostante le difficoltà burocratiche, non imputabili all’azienda, quest’ultima non ha mostrato alcuna inerzia e ha invece avuto con la Provincia un dialogo costante e completo, comunicando, ad esempio, già nel 2012, che la categoria progettuale era la stessa di quella già comunicata in fase di istanza Aia. Si nota inoltre come Timac non abbia attualmente alcuna azione pendente nell’iter di conseguimento della Via: tutta la documentazione è pubblicata da tempo sul portale della regione Puglia.

 

6) L’azienda ha rispettato le ordinanze provinciali, anche se illegittime

Con l’adozione delle ordinanze n. 3 e 4 del 2015, con cui è stato richiesto alla Timac di eseguire la bonifica totale dell’intera area, acque di falda comprese, la Provincia BAT ha esercitato un potere che non spetta ad essa, ma alla Regione, che su tale aspetto si era peraltro già espressa in sede di Conferenza di servizi, come?, smentendo le tesi della Provincia e approvando il piano MISO proposto da Timac. Nonostante fosse certa delle sue ragioni, Timac ha proseguito a proprie spese nella sua attività di indagine della falda dell’intera area industriale di Barletta e – nonostante non fosse soggetto contaminatore – ha provveduto ad effettuare l’attuazione delle integrazioni di MISO sui terreni, proponendo già dal mese di marzo 2016 agli enti una messa in sicurezza operativa sulla falda che va ad effettuare un pump and treat al punto di conformità in uscita dello stabilimento, il pz3, l’unico piezometro che – ai sensi dei risultati delle prime analisi dello studio idrogeologico effettuate dalle stesse pubbliche autorità - risulta contaminato in uscita.

La Conferenza di servizi dell’11 luglio 2016 ha autorizzato in sede “decisoria” l’attuazione dell’operazione di pump and treat proposta da Timac. Il meccanismo consentirà di estrarre dalla falda le acque che registrano valori anomali (pur se non dovuti all’attività dello stabilimento) e di sottoporre queste acque a trattamento per renderle definitivamente inoffensive per l’ambiente. Il processo sarà svolto sotto l’attento controllo di Arpa. L’intervento sulla falda si aggiunge così a quello già operativo sul suolo e allo studio idrogeologico reso possibile dalla disponibilità dell’azienda in termini operativi ed economici.

Timac sta dunque pienamente ottemperando esattamente a quanto richiesto dalle due ordinanze provinciali n. 3 e 4 del 2015, ed è rimasta tutt’altro che inerte di fronte a tali ordinanze (seppur ritenute, come detto illegittime, e pertanto oggetto di ricorso al Tar). Timac ha ottemperato alle ordinanze della provincia non perché si è trovata nella condizione di sanare qualcosa di trascurato fino ad allora, ma semplicemente perché l’azienda ha sempre agito in questo modo, seguendo ciò che gli enti e le amministrazioni hanno sempre chiesto. Se tra agosto 2015 e settembre 2016 la provincia ha deciso che ciò che era stato chiesto a Timac fino a quel punto non era più considerato sufficiente (per motivi misteriosi non essendo intervenuti fatti nuovi) è difficile rintracciare una responsabilità dell’azienda.

 

7) Un sequestro illegittimo e fondato su ragioni solo mediatiche, non giuridiche

Infondato nel merito e sproporzionato visto che una bonifica è già in atto nel sito Timac: il sequestro disposto dalla Procura di Trani risulta essere dettato da ragioni più mediatiche che giuridiche. Ad ammetterlo è la stessa procura, che scrive chiaramente di essere intervenuta su spinta di una rilevante pressione mediatica e sociale, e a causa dell’inerzia degli organi preposti alla soluzione del problema. Nel nostro ordinamento, però, non vi è alcuna norma che attribuisce all’organo inquirente un potere suppletivo verso attività che la legge attribuisce esclusivamente agli Enti locali (e alle autorità competenti individuate dalla normativa ambientale) e che sono ad essi riservate anche in virtù di specifiche competenze tecniche.

La Procura mostra insomma una tendenza a sconfinare in campi non propri, in virtù di spinte mediatico-sociali: una prassi non nuova nell’ambiente inquirente di Trani, se si considerano le polemiche che negli ultimi anni hanno caratterizzato alcune sue attività di indagine (in gran parte finite nel nulla) sui temi più disparati (dal presunto complotto ordito dalle agenzie di rating statunitensi contro il governo italiano, alla recente inchiesta sul nesso tra vaccini e autismo).

 

8) Un sequestro incompatibile e in aperta contraddizione con la “facoltà d’uso”

C’è una incompatibilità evidente tra l’adozione del sequestro (con l’accusa di perdurante inquinamento proveniente dalla produzione dello stabilimento) e la concessione della facoltà d’uso dell’impianto stesso con finalità di bonifica. La facoltà d’uso, infatti, consente proprio la prosecuzione delle attività che la Procura ritiene pericolose e non autorizzate. Perché dunque un simile provvedimento? E’ la stessa Procura a essere consapevole che non c’è nessuna relazione tra l’impianto e l’inquinamento dell’area, e quindi il proseguimento dell’attività industriale di Timac non può in alcun modo aggravare o protrarre le conseguenze del reato contestato o agevolare la commissione di altri (ossia le esigenze che avrebbero motivato il provvedimento cautelare).

 

9) L’uso del sequestro condizionato è giuridicamente illegittimo

La Corte di Cassazione ha censurato più volte il ricorso al sequestro condizionato, come strumento di pressione per sollecitare gli “inquinatori” al ripristino dello stato dei luoghi, sulla base del principio che la bonifica dei luoghi interessati da reati ambientali non può essere disposta dall’autorità giudiziaria in pendenza di procedimento penale, ma solo irrogata con sentenza di condanna (Cass. Pen., Sez III, 10 giugno 2014, n. 28577). Inoltre, specificando un termine di 90giorni, la procura mostra di avere una scarsa consapevolezza del concetto di “bonifica”, nonché dei tempi tecnici  e dei passaggi amministrativi necessari alla sua realizzazione.

Stessa azienda, due impianti. In entrambi gli stabilimenti il medesimo ciclo produttivo, le stesse materie lavorate, identico il prodotto finale. Il primo, inserito nell’area industriale di Barletta, il secondo, in provincia di Cremona, è all’interno del parco regionale dell’Adda. Secondo voi quale dei due ha subito una contestazione ambientale, ordinanze provinciali e persino un provvedimento di sequestro? A Cremona, aironi e cigni stanno tranquilli a quindici metri di distanza dall’azienda. A Barletta l’impianto è a rischio chiusura. È sempre più difficile lavorare nella Puglia di Michele Emiliano. Da Taranto a Foggia si respira un pessimo clima per le aziende, che è ulteriormente peggiorato dopo la decisione di Matteo Renzi di puntare sulla Campania di Vincenzo De Luca e non sulla Puglia per la gran parte dei contratti di programma e incentivi alle imprese.

E così Barletta diventa l’ultimo incredibile esempio di un clima anti-industriale favorito dalla retorica della bellezza che l’antagonista di Matteo Renzi ha cavalcato recentemente nella sua regione contro le trivelle.

A un’azienda leader mondiale nel settore dei fertilizzanti – Timac Agro Italia – viene contestato prima dai comitati, poi dagli enti e infine dalla procura, di inquinare. I comitati scambiano vapore acqueo per chissà quale agente inquinante, la provincia emette ordinanze senza accertare chi sia l’inquinatore e otto mesi dopo arriva l’esito di uno studio idrogeologico del CNR che attesta non solo che Timac non inquina, ma anche che gli agenti inquinanti entrano nello stabilimento con valore 80 ed escono con valore 30. Ciliegina sulla torta, un mese dopo lo studio idrogeologico, la procura di Trani emette un provvedimento fuori delle sue competenze «di sequestro con facoltà d’uso dell’impianto» e «obbligo di bonifica entro 90 giorni», tralasciando cosa hanno concordato nelle conferenze di servizi degli ultimi sei mesi l’azienda e gli enti, ovvero 600 mila euro di messa in sicurezza del suolo pagate dall’azienda e un sistema di pompaggio delle acque a salvaguardia della falda. L’azienda, dopo essere finita sul banco degli imputati, cambia strategia e si affida a due super esperti di diritto ambientale, i professori Francesco Bruno e Matteo Benozzo (studio legale Pavia Ansaldo)  che iniziano a ribaltare la situazione. Tutto questo mentre Arpa rilascia bollettini entusiastici sulla qualità del mare di tutto il nord barese, con esplicito riferimento a Barletta.

A peggiorare le cose il perdurare di una crisi politica della giunta di centrosinistra guidata dallo storico portavoce di Giorgio Napolitano al Quirinale, Pasquale Cascella. C’è uno scontro di potere tra i giovani ‘renziani’ capeggiati dal consigliere regionale Filippo Caracciolo e il sindaco, costretto trimestralmente a crisi di governo per tirare avanti. Nel frattempo vacillano i 200-300 posti di lavoro diretti e indiretti di Timac. La parola chiave della giunta barlettana è ‘delocalizzazione’, ma ciò potrebbe significare chiusura dello stabilimento e spostamento della produzione su un’altra sponda del Mediterraneo, ad esempio l’Albania. Lo scottante faldone potrebbe arrivare presto sul tavolo del ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, con un rischio figuraccia dietro l’angolo. Timac, infatti, appartiene al gruppo francese Roullier. Si tratterebbe dell’ennesimo messaggio agli investitori internazionali: state lontani dall’Italia di Renzi e soprattutto dalla Puglia di Emiliano. Ce lo possiamo permettere?

di Gianni Di Capua

Da Il Tempo del 9 luglio 2016

Stessa azienda, due impianti. In entrambi gli stabilimenti il medesimo ciclo produttivo, le stesse materie lavorate, identico il prodotto finale. Il primo, inserito nell’area industriale di Barletta, il secondo, in provincia di Cremona, è all’interno del parco regionale dell’Adda. Secondo voi quale dei due ha subito una contestazione ambientale, ordinanze provinciali e persino un provvedimento di sequestro? A Cremona, aironi e cigni stanno tranquilli a quindici metri di distanza dall’azienda. A Barletta l’impianto è a rischio chiusura. È sempre più difficile lavorare nella Puglia di Michele Emiliano. Da Taranto a Foggia si respira un pessimo clima per le aziende, che è ulteriormente peggiorato dopo la decisione di Matteo Renzi di puntare sulla Campania di Vincenzo De Luca e non sulla Puglia per la gran parte dei contratti di programma e incentivi alle imprese.

E così Barletta diventa l’ultimo incredibile esempio di un clima anti-industriale favorito dalla retorica della bellezza che l’antagonista di Matteo Renzi ha cavalcato recentemente nella sua regione contro le trivelle.

A un’azienda leader mondiale nel settore dei fertilizzanti – Timac Agro Italia – viene contestato prima dai comitati, poi dagli enti e infine dalla procura, di inquinare. I comitati scambiano vapore acqueo per chissà quale agente inquinante, la provincia emette ordinanze senza accertare chi sia l’inquinatore e otto mesi dopo arriva l’esito di uno studio idrogeologico del CNR che attesta non solo che Timac non inquina, ma anche che gli agenti inquinanti entrano nello stabilimento con valore 80 ed escono con valore 30. Ciliegina sulla torta, un mese dopo lo studio idrogeologico, la procura di Trani emette un provvedimento fuori delle sue competenze «di sequestro con facoltà d’uso dell’impianto» e «obbligo di bonifica entro 90 giorni», tralasciando cosa hanno concordato nelle conferenze di servizi degli ultimi sei mesi l’azienda e gli enti, ovvero 600 mila euro di messa in sicurezza del suolo pagate dall’azienda e un sistema di pompaggio delle acque a salvaguardia della falda. L’azienda, dopo essere finita sul banco degli imputati, cambia strategia e si affida a due super esperti di diritto ambientale, i professori Francesco Bruno e Matteo Benozzo (studio legale Pavia Ansaldo)  che iniziano a ribaltare la situazione. Tutto questo mentre Arpa rilascia bollettini entusiastici sulla qualità del mare di tutto il nord barese, con esplicito riferimento a Barletta.

A peggiorare le cose il perdurare di una crisi politica della giunta di centrosinistra guidata dallo storico portavoce di Giorgio Napolitano al Quirinale, Pasquale Cascella. C’è uno scontro di potere tra i giovani ‘renziani’ capeggiati dal consigliere regionale Filippo Caracciolo e il sindaco, costretto trimestralmente a crisi di governo per tirare avanti. Nel frattempo vacillano i 200-300 posti di lavoro diretti e indiretti di Timac. La parola chiave della giunta barlettana è ‘delocalizzazione’, ma ciò potrebbe significare chiusura dello stabilimento e spostamento della produzione su un’altra sponda del Mediterraneo, ad esempio l’Albania. Lo scottante faldone potrebbe arrivare presto sul tavolo del ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, con un rischio figuraccia dietro l’angolo. Timac, infatti, appartiene al gruppo francese Roullier. Si tratterebbe dell’ennesimo messaggio agli investitori internazionali: state lontani dall’Italia di Renzi e soprattutto dalla Puglia di Emiliano. Ce lo possiamo permettere?

di Gianni Di Capua

Da Il Tempo del 9 luglio 2016

Se vi siete mai chiesti da dove provengono le palme che si possono ammirare per le strade di Barletta, nella litoranea di Ponente e nella zona Patalini, è arrivato il momento di ottenere la risposta: dallo stabilimento Timac Agro. E' stata infatti la nostra azienda, dopo una serie di colloqui con l’assessore alle attività produttive e turismo Giuseppe Gammarota, ad espiantare i 45 alberi dal proprio stabilimento e a reimpiantarli, su indicazioni del comune, nelle zone dove si trovano ora. Tutte le spese dell'operazione sono state coperte dalla stessa Timac.

La Madonna dello Sterpeto è la patrona della città di Barletta. Si tratta di un quadro chiamato così perché ritrovato in mezzo a degli sterpi. Di solito, si trova nel santuario appena fuori città, verso sud, ma in due occasioni dell’anno viene portato in processione nell’abitato: il primo maggio, quando rimane per tutto il mese nella cattedrale di Barletta, e a luglio, quando ricorre la festa patronale. Si tratta di una tradizione antica e molto sentita dai cittadini, così com’è abitudine consolidata che ogni qualvolta la Madonna dello Sterpeto arrivi in città, la processione che la porta passi dallo stabilimento ora Timac Agro, e lì si fermi per una tappa e un momento di incontro con la popolazione, il sindaco e tutte le autorità locali.

Dopo di che, sostituiti anche gli otto portatori che hanno il compito di recare sulle spalle la preziosa icona, la Madonna riprende il suo tragitto verso il centro della città, fermandosi per una messa celebrata all’aperto in una piazzetta prima di approdare infine nella Cattedrale. Proprio per rendere onore a questa tradizione nella tradizione, nel 2010 i dipendenti dello stabilimento hanno chiesto e ottenuto il permesso di costruire una piccola edicola all’interno dell’area produttiva, nella quale custodire una riproduzione del prezioso quadro; inaugurato nell’ottobre dello stesso anno, questo angolo di sentita devozione è ora un ulteriore orgoglio dei lavoratori di Timac Agro, e della cittadinanza tutta.

Le piante di palma che si possono ammirare nella litoranea di Ponente e nella zona Patalini di Barletta sono state piantate grazie a un’iniziativa di Timac Agro. In seguito ai contatti con l’assessore alle attività produttive e turismo, Giuseppe Gammarota, i 45 alberi sono stati espiantati dall’area dello stabilimento Timac e reimpiantati nel novembre del 2015, su indicazioni del comune, nelle zone dove si trovano ora. Tutte le spese dell’operazione sono state coperte da Timac.

Il mare di Barletta è uno dei più puliti di tutta la costa pugliese. Lo attesta il monitoraggio effettuato da Arpa Puglia nei mesi di maggio e giugno, pubblicati anche online. I campioni d’acqua prelevati nelle 12 aree di balneazione nel comune di Barletta hanno tutti registrato valori pari a 0 sia per quanto riguarda la presenza di enterococchi intestinali che escherichia coli (con i valori massimi fissati rispettivamente a 200 e 500 UFC/100 ml). E’ in generale tutta la provincia BAT a risultare incontaminata: in 44 casi su 46 i valori sono pari a 0 per entrambi i parametri. Solo in due aree di balneazione della provincia i valori sono stati superiori a 0, ma comunque di molto inferiori ai valori massimi.

L’attività produttiva di Timac Agro determina benefici rilevanti per l’attività del porto di Barletta, dove transita la maggior parte delle merci movimentate dall’impianto: oltre 130 mila tonnellate di materie prime in ingresso e altrettante di prodotti finiti in uscita. Ciò rende l’azienda uno dei primi clienti del porto stesso.

"C'è rammarico e stupore per il provvedimento emesso dalla procura di Trani. Dalla lettura delle carte firmate dalla dottoressa Silvia Curione si evince chiaramente che non sono stati presi in considerazione i passi e gli atti posti in essere da Timac negli ultimi dodici mesi". E' quanto dichiara l'azienda in una nota.

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"C'è rammarico e stupore per il provvedimento emesso dalla procura di Trani. Dalla lettura delle carte firmate dalla dottoressa Silvia Curione si evince chiaramente che non sono stati presi in considerazione i passi e gli atti posti in essere da Timac negli ultimi dodici mesi". E' quanto dichiara l'azienda in una nota.

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 15 giugno 2016.