Dopo il via libera della Conferenza di servizi dello scorso 11 luglio, oggi anche Arpa Puglia ha espresso parere favorevole all’operazione di pump and treat proposta da Timac Agro Italia per rimuovere l’inquinamento nella falda su cui sorge lo stabilimento. Un inquinamento che, come accertato dal CNR attraverso lo studio idrogeologico, non proviene dall’attività produttiva dell’azienda bensì dall’esterno del sito stesso.
“Nel rilevare la coerenza con l’Analisi di rischio sanitario ambientale sviluppata dalla società – si legge nella nota di Arpa Puglia – si esprime parere tecnico favorevole alle attività poste in essere per la impermeabilizzazione delle aree interne dello stabilimento e a quelle a realizzarsi per il confinamento delle acque di falda superficiale sottese allo stesso”.
L’operazione di pump and treat consentirà di estrarre dalla falda le acque che registrano valori anomali (pur se non dovuti all’attività dello stabilimento Timac) e di sottoporre queste acque a trattamento per renderle definitivamente inoffensive per l’ambiente. L’intervento sulla falda si aggiunge così a quello già operativo sul suolo e allo studio idrogeologico realizzato dall’azienda a proprie spese.
Il parere favorevole di Arpa Puglia è solo l’ultimo riconoscimento dell’impegno profuso da Timac Agro nell’affrontare con il massimo senso di responsabilità e trasparenza una situazione di inquinamento che non deriva dalla propria attività produttiva.
Stessa azienda, due impianti. In entrambi gli stabilimenti il medesimo ciclo produttivo, le stesse materie lavorate, identico il prodotto finale. Il primo, inserito nell’area industriale di Barletta, il secondo, in provincia di Cremona, è all’interno del parco regionale dell’Adda. Secondo voi quale dei due ha subito una contestazione ambientale, ordinanze provinciali e persino un provvedimento di sequestro? A Cremona, aironi e cigni stanno tranquilli a quindici metri di distanza dall’azienda. A Barletta l’impianto è a rischio chiusura. È sempre più difficile lavorare nella Puglia di Michele Emiliano. Da Taranto a Foggia si respira un pessimo clima per le aziende, che è ulteriormente peggiorato dopo la decisione di Matteo Renzi di puntare sulla Campania di Vincenzo De Luca e non sulla Puglia per la gran parte dei contratti di programma e incentivi alle imprese.
E così Barletta diventa l’ultimo incredibile esempio di un clima anti-industriale favorito dalla retorica della bellezza che l’antagonista di Matteo Renzi ha cavalcato recentemente nella sua regione contro le trivelle.
A un’azienda leader mondiale nel settore dei fertilizzanti – Timac Agro Italia – viene contestato prima dai comitati, poi dagli enti e infine dalla procura, di inquinare. I comitati scambiano vapore acqueo per chissà quale agente inquinante, la provincia emette ordinanze senza accertare chi sia l’inquinatore e otto mesi dopo arriva l’esito di uno studio idrogeologico del CNR che attesta non solo che Timac non inquina, ma anche che gli agenti inquinanti entrano nello stabilimento con valore 80 ed escono con valore 30. Ciliegina sulla torta, un mese dopo lo studio idrogeologico, la procura di Trani emette un provvedimento fuori delle sue competenze «di sequestro con facoltà d’uso dell’impianto» e «obbligo di bonifica entro 90 giorni», tralasciando cosa hanno concordato nelle conferenze di servizi degli ultimi sei mesi l’azienda e gli enti, ovvero 600 mila euro di messa in sicurezza del suolo pagate dall’azienda e un sistema di pompaggio delle acque a salvaguardia della falda. L’azienda, dopo essere finita sul banco degli imputati, cambia strategia e si affida a due super esperti di diritto ambientale, i professori Francesco Bruno e Matteo Benozzo (studio legale Pavia Ansaldo) che iniziano a ribaltare la situazione. Tutto questo mentre Arpa rilascia bollettini entusiastici sulla qualità del mare di tutto il nord barese, con esplicito riferimento a Barletta.
A peggiorare le cose il perdurare di una crisi politica della giunta di centrosinistra guidata dallo storico portavoce di Giorgio Napolitano al Quirinale, Pasquale Cascella. C’è uno scontro di potere tra i giovani ‘renziani’ capeggiati dal consigliere regionale Filippo Caracciolo e il sindaco, costretto trimestralmente a crisi di governo per tirare avanti. Nel frattempo vacillano i 200-300 posti di lavoro diretti e indiretti di Timac. La parola chiave della giunta barlettana è ‘delocalizzazione’, ma ciò potrebbe significare chiusura dello stabilimento e spostamento della produzione su un’altra sponda del Mediterraneo, ad esempio l’Albania. Lo scottante faldone potrebbe arrivare presto sul tavolo del ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, con un rischio figuraccia dietro l’angolo. Timac, infatti, appartiene al gruppo francese Roullier. Si tratterebbe dell’ennesimo messaggio agli investitori internazionali: state lontani dall’Italia di Renzi e soprattutto dalla Puglia di Emiliano. Ce lo possiamo permettere?
di Gianni Di Capua
Da Il Tempo del 9 luglio 2016
Timac Agro Italia ha ottenuto il mantenimento della certificazione ISO 9001:2008 e ISO 14001:2004. Le verifiche svolte dalla società di consulenza Lloyd’s Register – LRQA attestano che l’azienda ha saputo dotarsi di un sistema di gestione efficace degli gli aspetti legati alla qualità del processo produttivo. L’azienda ha saputo anche dotarsi di procedure rispettose dell’ambiente e ha le capacità di osservare le leggi applicabili per limitare l’inquinamento.
In particolare, l’ottenimento della certificazione ambientale ISO 14001 mette in evidenza che Timac Agro Italia risponde ai più elevati standard di qualità e rispetto ambientale.
In merito al decreto di convalida ed emissione di sequestro preventivo di cui Timac Agro Italia è stata destinataria, l’ottenimento della certificazione dimostra che l’azienda è in grado di gestire la normativa di settore. Allo stesso modo, Lloyd’s Register – LRQA, segnala che il processo di manutenzione degli impianti dello stabilimento di Barletta è conforme ai controlli previsti dall’AIA (Autorizzazioni Integrate Ambientali) e che la gestione dei rifiuti nello stabilimento è “molto buona”.
Il mare di Barletta è uno dei più puliti di tutta la costa pugliese. Lo attesta il monitoraggio effettuato da Arpa Puglia nei mesi di maggio e giugno, pubblicati anche online. I campioni d’acqua prelevati nelle 12 aree di balneazione nel comune di Barletta hanno tutti registrato valori pari a 0 sia per quanto riguarda la presenza di enterococchi intestinali che escherichia coli (con i valori massimi fissati rispettivamente a 200 e 500 UFC/100 ml). E’ in generale tutta la provincia BAT a risultare incontaminata: in 44 casi su 46 i valori sono pari a 0 per entrambi i parametri. Solo in due aree di balneazione della provincia i valori sono stati superiori a 0, ma comunque di molto inferiori ai valori massimi.
Si registrano esclusivamente a Margherita di Savoia, in sole due delle quindici acque di balneazione di quel comune, gli unici valori alterati, ma nella norma, relativi alla qualità del mare. Li ha rilevati l'Arpa, lo scorso 10 maggio, e rilasciati sul suo sito istituzionale nei giorni scorsi.
Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 17 giugno 2016.