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E ANCORA NON SI CONOSCE L'IDENTITA' DEL VERO INQUINATORE DELL'AREA INDUSTRIALE DI BARLETTA

(TEMPO TRASCORSO DALLA PUBBLICAZIONE DELLO STUDIO IDROGEOLOGICO CNR/ARPA E DALLA MANCATA INDIVIDUAZIONE DEL RESPONSABILE DELL'INQUINAMENTO)

Riapre lo stabilimento Timac di via Trani, per adempiere agli impegni assunti nel tavolo di lavoro con la procura coordinato dalla pm Curione e promosso dal sindaco Cannito il 20 luglio

“Abbiamo dato l’avvio alle ispezioni per la verifica della continuità dello strato argilloso tra ceneri di pirite e falda - si legge in un comunicato dell’azienda - e stiamo effettuando una triplice verifica: elettrica, sismico/fisica e infine 9 carotaggi. La fase dei sondaggi durerà circa quindici giorni e altrettanto sarà necessario per operare le elaborazioni scientifiche che ci consegneranno gli esiti, dunque, entro fine settembre”.  

“In parallelo - spiega ancora Timac - stiamo procedendo allo studio di fattibilità per operare il barrieramento idraulico del flusso di falda che proviene dall’esterno dello stabilimento. Tutto sarà pronto entro il 30 novembre, come da impegni assunti in procura, di fronte alla dottoressa Curione, anche se l’azienda sta operando con sollecitudine per anticipare se possibile la scadenza fissata".

“Frattanto - prosegue la nota Timac - hanno trovato reimpiego i primissimi lavoratori che sono impegnati nel supportare le verifiche geofisiche e nel controllare il perfetto funzionamento dei macchinari dello stabilimento dopo il blocco di tre mesi delle attività. Iniziamo con la manutenzione degli impianti e speriamo di poter ripartire il prima possibile, progressivamente, tra settembre e ottobre. Non sarà facile. Lo stabilimento è rimasto chiuso tre mesi e molto dipenderà dal mercato e dunque dagli ordini che giungeranno. Per questo, in accordo con sindacati e parti sociali, sta per essere avviato l’iter finalizzato alla procedura di cassa integrazione ordinaria e in parallelo c’è lo sforzo di tutta la società, se ci saranno le condizioni, a riportare nel più breve tempo possibile lo stabilimento di via Trani a piena occupazione”.

 

Tele Sveva

 

Amica9tv:

 

Telenorbahttp://www.norbaonline.it/ondemand-dettaglio.php?i=55307

Tre controlli nell’arco di quindici giorni e già due esiti positivi. Si apre così il nuovo “bollettino” periodico della Timac, inaugurato ormai da tempo dal responsabile delle relazioni esterne dell’azienda, Andrea Camaiora.  

«Nelle ultime due settimane è stato effettuato un primo controllo da parte di Arpa, sui cui esiti siamo fiduciosi, e altri due controlli, uno della Asl e uno della polizia locale, i cui risultati sono già stati comunicati e sono positivi. In particolare, la polizia locale è stata presso lo stabilimento per verificare le emissioni odorigene e non ha riscontrato alcuna anomalia», hanno spiegato in conferenza stampa gli avvocati Matteo Benozzo e Francesco Salvi (legali dell’azienda), Andrea Camaiora e gli ingegneri Giuseppe Lombardi (responsabile ambientale dello stabilimento) e Cédric Vienet (direttore dello stabilimento di Barletta).

L’azienda del gruppo Roullier informa anche che, coerentemente con gli impegni assunti nei confronti degli enti locali, in particolare la Regione, è stato fatto un potenziamento del barrieramento idraulico, il sistema di messa in sicurezza della falda. «L’auspicio – hanno aggiunto gli avvocati Matteo Benozzo e Francesco Salvi – è che a questo punto gli enti, rispettando la tempistica concessa anche dalla magistratura, provvedano alla certificazione del lavoro svolto da parte di Timac in campo ambientale. Questo è quanto sta realizzando la nostra azienda facendosi parte diligente per la tutela dell’ambiente, ma ricordo a tutti che sono trascorsi 287 giorni da quando lo studio Cnr ha accertato che non è Timac la fonte dell’inquinamento che tocca questa parte di Barletta. Siamo persone di parola e ci auguriamo molto presto di poter informare nuovamente i cittadini sui passi compiuti. Speriamo siano gli ultimi».

L’azienda fa sapere di volersi fare parte integrante della comunità barlettana anche attraverso un percorso di collaborazione con gli istituti scolastici locali, costituito da visite guidate allo stabilimento da parte degli studenti e dalla realizzazione di progetti di alternanza scuola-lavoro. «L’azienda apre le porte del proprio stabilimento, con incontri differenziati per studenti di terza media, di istituti superiori agrari e università di indirizzo agronomico – ha spiegato Camaiora –. I numeri registrati dal progetto “Timac nelle scuole” nell’ultimo biennio sono molto positivi, con oltre 200 studenti coinvolti provenienti da quattro istituti scolastici, e ci spingono a proseguire con fiducia in questa direzione. Per il 2017 sono già state stipulate nuove convenzioni con due istituti scolastici di Barletta per lo svolgimento di progetti formativi e tirocini».

Di seguito i servizi video realizzati sulla conferenza stampa dalle principali emittenti televisive e online.

 

Teleregione Color

 

Tele Sveva

 

 

Timac Agro Italia convoca una conferenza stampa lunedì 3 aprile 2017 (ore 11) presso il proprio stabilimento di Barletta (Via Trani 21).

All’incontro interverranno gli avvocati Matteo Benozzo e Francesco Salvi (legali dell’azienda), Andrea Camaiora (responsabile delle relazioni esterne dell’azienda), l’ingegner Giuseppe Lombardi (responsabile ambientale dello stabilimento) e Cèdric Vienet (direttore dello stabilimento di Barletta).

Argomenti oggetto della conferenza stampa saranno:

1) implementazione dell’attività di bonifica della falda

2) stato del rapporto con gli enti locali e le autorità

3) recenti accertamenti Arpa, Asl e polizia locale

4) bonifica dell’area industriale di Barletta

5) progetto “Timac nelle scuole”

“A distanza di alcune settimane dal nostro ultimo ‘bollettino’, Timac ritiene utile aggiornare la cittadinanza relativamente allo stato delle attività svolte dall’azienda nell’ultimo periodo”. E’ quanto afferma in una nota Andrea Camaiora, responsabile delle relazioni esterne di Timac Agro Italia.

Ancora una volta, di recente lo stabilimento è stato oggetto di un approfondito controllo da parte di Arpa sulle emissioni nell’aria dello stabilimento. Anche in questa ​occasione l’azienda si è messa a piena disposizione di Arpa per lo svolgimento delle attività di controllo, che sono continue e a beneficio dell’operato della stessa azienda e della comunità. Nella giornata di sabato, inoltre, lo stabilimento è stato oggetto anche di un accertamento da parte della polizia locale in seguito ad alcune segnalazioni su presunte emissioni odorigene. I vigili urbani hanno concluso l’ispezione appurando che nello stabilimento non veniva sentito alcun cattivo odore.

Nelle prossime settimane Timac Agro Italia procederà anche con l'ulteriore implementazione dell’attività di barrieramento idraulico della falda che è in corso da novembre. L’operazione, che come è ormai noto consiste nell’estrazione dalla falda delle acque che registrano valori anomali (non dovute all’attività di Timac, ma provenienti da fuori lo stabilimento, da monte) sarà in questo modo estesa ad altri due piezometri, così da realizzare un ulteriore e sempre più forte barrieramento complessivo della falda.

A maggior ragione con questa nuova implementazione Timac ha ottemperato pienamente alle richieste degli enti locali, in particolare la Provincia, sul percorso di bonifica dell’area, pur non avendo responsabilità sulla situazione di inquinamento complessivo della zona industriale, accertata dal Cnr con il suo studio idrogeologico 274 giorni fa. Attraverso questi importanti passi in avanti, Timac intende rinnovare il proprio spirito di collaborazione con gli enti locali, ora chiamati a certificare il tanto lavoro svolto dall’azienda sul fronte ambientale.

Si avvicina la nuova scadenza relativa alla proroga concessa responsabilmente dalla magistratura per consentire agli enti locali e a Timac di portare a completamento gli aspetti formali e burocratici di una procedura amministrativa in corso da tempo su attività di messa in sicurezza dell’area già realizzate.

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 2 febbraio 2017

«Il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Trani, Angela Schiralli ha accolto l’istanza presentata dai legali di Timac – i professori Matteo Benozzo e Francesco Bruno (studio legale Pavia e Ansaldo) – per la proroga del provvedimento di sequestro con obbligo di bonifica emanato dalla procura lo scorso giugno. Il nuovo termine è fissato al 31 marzo 2017». Lo sottolinea Andrea Camaiora, protavoce di Timac, in una nota.

«Il provvedimento di proroga - aggiunge Andrea Camaiora - che ha trovato il parere favorevole del pubblico ministero Silvia Curione, è stato concesso dal giudice “per dar modo all’impresa di ottenere dagli enti pubblici” il via libera definitivo sulle attività già compiute da Timac relativamente a suolo e falda “in ottemperanza a quanto richiesto dagli stessi enti e dalla procura”.

La nuova proroga, in altre parole, è stata concessa per consentire agli enti locali e a Timac di portare a completamento la procedura amministrativa, in corso da tempo, sulle attività di messa in sicurezza dell’area su cui sorge lo stabilimento».

Conclusione: «È necessaria a questo punto una presa di coscienza e responsabilità da parte di tutti gli attori coinvolti nel procedimento. Il fatto che, con grande senso di responsabilità e rispetto per la posizione di una realtà produttiva e per centinaia di lavoratori, la magistratura abbia concesso un’ulteriore proroga non significa che ci si debba adagiare per due mesi sugli allori e questa come altre vicende italiane dimostra che di rinvio in rinvio si rischia di perdere anni di tempo».

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 2 febbraio 2017.

Il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Trani, Angela Schiralli ha accolto l’istanza presentata dai legali di Timac – i professori Matteo Benozzo e Francesco Bruno (studio legale Pavia e Ansaldo) – per la proroga del provvedimento di sequestro con obbligo di bonifica emanato dalla procura lo scorso giugno. Il nuovo termine è fissato al 31 marzo 2017.

Il provvedimento di proroga, che ha trovato il parere favorevole del pubblico ministero Silvia Curione, è stato concesso dal giudice “per dar modo all’impresa di ottenere dagli enti pubblici” il via libera definitivo sulle attività già compiute da Timac relativamente a suolo e falda “in ottemperanza a quanto richiesto dagli stessi enti e dalla procura”.

La nuova proroga, in altre parole, è stata concessa per consentire agli enti locali e a Timac di portare a completamento la procedura amministrativa, in corso da tempo, sulle attività di messa in sicurezza dell’area su cui sorge lo stabilimento.

È necessaria a questo punto una presa di coscienza e responsabilità da parte di tutti gli attori coinvolti nel procedimento. Il fatto che, con grande senso di responsabilità e rispetto per la posizione di una realtà produttiva e per centinaia di lavoratori, la magistratura abbia concesso un’ulteriore proroga non significa che ci si debba adagiare per due mesi sugli allori e questa come altre vicende italiane dimostra che di rinvio in rinvio si rischia di perdere anni di tempo.

Ieri, giovedì 22 dicembre, Timac Agro Italia ha tenuto una conferenza stampa presso la sede della Confindustria BAT a Barletta. Durante l’incontro sono intervenuti Andrea Camaiora (responsabile delle relazioni esterne dell’azienda), Simona Togni (responsabile del settore Operazioni), il direttore dello stabilimento di Barletta, Cèdric Vienet, e l’ing. Giuseppe Lombardi (responsabile ambientale dello stabilimento di Barletta). Erano presenti, inoltre, il direttore di Confindustria Puglia, Vittorio Colangiuli, il presidente della sezione chimica della Confindustria Bari-BAT, Sigfrido Cappa, e il presidente della Confindustria BAT, Sergio Fontana.

Durante la conferenza stampa sono state ulteriormente chiarite le modalità con cui l’azienda sta portando avanti l’operazione di pump and stock per la messa in sicurezza della falda. L'operazione consiste nell’emungimento dell’acqua di falda nei punti in cui si rilevano valori anomali, un successivo deposito temporaneo (stoccaggio) e una fase finale di smaltimento presso impianti di trattamento esterni.

Nell’incontro è stata annunciata anche un’altra importante novità relativa all’elaborazione del Bilancio di Sostenibilità 2016: se, infatti, per l’elaborazione del Bilancio di Sostenibilità dello scorso anno, Timac aveva consultato i dipendenti dell’azienda, quest’anno l’indagine delle istanze degli interlocutori sociali e istituzionali sarà ampliata fino a includere anche i clienti e i rappresentanti degli enti locali, che saranno chiamati nelle prossime settimane a esprimere le proprie opinioni sugli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’azienda. Si tratta, dunque, di un’ulteriore apertura di Timac ai soggetti protagonisti della vita della comunità barlettana. Un’apertura che verrà consolidata nella redazione del Bilancio di Sostenibilità 2017, in occasione della quale Timac punta a coinvolgere anche gli operatori del mondo dell’informazione.

Il servizio video realizzato sulla conferenza stampa da TeleSveva:

Il servizio video di TeleNorba: http://www.norbaonline.it/od.asp?i=15697&puntata=Barletta:-terminate-operazioni-bonifica-Timac&pr=SERVIZI%20TG

«La Timac non inquina. E ad oggi non sono ancora note le vere fonti di inquinamento dell’aria nella zona industriale di via Trani». Ieri, lo hanno ribadito nuovamente a chiare lettere, nel corso di una conferenza stampa, i vertici del locale stabilimento della Timac Agro. Rispetto alla conferenza dello scorso 22 ottobre, la novità di questo nuovo incontro con la stampa è l’annuncio del «Pump & stock». E cioè: l’avvio da alcune settimane anche dell’intervento di messa in sicurezza della falda. Che consiste nell’emungimento dell’acqua di falda nei punti in cui si rilevano valori anomali, un successivo deposito temporaneo (stoccaggio) e una fase finale di smaltimento presso impianti di trattamento esterni.

«I diversi studi idrogeologici – hanno spiegato Cèdric Vienet e Giuseppe Lombardi, rispettivamente direttore e responsabile ambientale dello stabilimento di via Trani – hanno dimostrato, e ormai senza ombra di dubbio, che i valori anomali in falda non sono dovuti all’attività dello stabilimento Timac, la cui attività, si rammenti, è come si dice in gergo “a ciclo chiuso”, ossia priva di qualunque scarico nell’ambiente».

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 23 dicembre 2016.

 

Venerdì mattina Timac Agro Italia ha tenuto una conferenza stampa presso lo stabilimento di Barletta con la presenza del direttore dello stabilimento, Cèdric Vienet, del responsabile ambientale, Giuseppe Lombardi, del legale dell’azienda, professor Francesco Bruno (esperto in diritto ambientale), e del responsabile delle relazioni esterne, Andrea Camaiora.

Durante l’incontro sono state illustrate tutte le ultime novità sulla concessione della proroga al sequestro dello stabilimento da parte della magistratura, sul ruolo rivestito dagli enti locali nella vicenda Timac e nella bonifica dell’area industriale di Barletta, e sulla questione delle emissioni di vapore acqueo.

Nella conferenza stampa è anche stata annunciata una grande novità riguardante questo blog, cioè l’inserimento di un contatore in evidenza che segna il tempo trascorso dalla pubblicazione dello studio idrogeologico Cnr-Arpa, che ha escluso ogni responsabilità di Timac nell’inquinamento dell’area (ma al quale non ha fatto seguito l’individuazione dei veri responsabili dell’inquinamento da parte degli enti locali). Al termine della conferenza stampa, i giornalisti sono stati accompagnati in una visita dello stabilimento.

Di seguito i servizi video realizzati sulla conferenza stampa dalle principali emittenti televisive e online.

 

TeleSveva:

 

Teleregione Color:

 

Amica9Tv:

 

News24City:

 

TeleNorba: http://www.norbaonline.it/od.asp?i=11324&puntata=Barletta,-la-Timac-non-inquina

Il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Trani, Angela Schiralli, dando atto a Timac delle attività in corso di bonifica e messa in sicurezza, ha accolto l’istanza presentata dai legali dell’azienda – i professori Matteo Benozzo e Francesco Bruno (Studio legale Pavia e Ansaldo) – per la proroga del provvedimento di sequestro con obbligo di bonifica emanato dalla procura lo scorso giugno, aggiornando la data in sequestro (20 settembre 2016) al 31 gennaio 2017.

La scadenza del provvedimento avverrà dunque dopo l’udienza fissata dal Tar al prossimo 11 gennaio 2017 sulla illegittimità delle due ordinanze che erano state emesse dalla Provincia sotto la presidenza di Francesco Spina e che sono state mantenute sotto la presidenza di Giuseppe Corrado, provvedimenti per i quali Timac ha chiesto e ottenuto nelle scorse settimane la fissazione immediata della discussione di merito. L’istanza di proroga del sequestro, ora accolta dal gip, è stata presentata da Timac proprio sulla scorta della fissazione dell’udienza al Tar e dei continui ostracismi del settore VIII ambiente e rifiuti della Provincia all'ultimazione delle attività di bonifica che l’azienda ha assunto l'impegno sociale di eseguire pur essendo estranea all'origine dei relativi inquinamenti.

Merita di essere sottolineato come il provvedimento del gip sulla proroga abbia trovato parere favorevole da parte del pubblico ministero, così come appare significativo sottolineare che il provvedimento di proroga dia atto all’azienda di stare operando per il completamento della «bonifica dell’area, già avviata secondo le modalità rappresentate»”. Coniugare ambiente e sviluppo resta la nostra stella polare. Intendiamo operare concretamente nel merito per rispettare la decisione della magistratura, che ringraziamo per la correttezza e la tempestività dei provvedimenti assunti.

L’azienda ha operato su più fronti, realizzando le “MISO” sul suolo-sottosuolo, impermeabilizzando tutto lo stabilimento e offrendo una messa in sicurezza della falda proposta e accolta in Conferenza di Servizi, che richiederebbe un pump and treat (ovvero un sistema di emungimento delle acque di falda e successivo loro trattamento) che per la sua attivazione la Regione ha deciso di sottoporre al parere di tre enti: Asl, Arpa e Provincia, quest'ultima in qualità di autorità Aia.

Ebbene, Asl ha risposto favorevolmente, lo stesso ha fatto Arpa. La Provincia invece ha mantenuto il proprio solito atteggiamento verso Timac proseguendo nel tergiversare e nel rifiutare di assumersi, come gli altri enti, le proprie responsabilità, sollevando problemi burocratici assurdi e inapplicabili, senza fornire le risposte che sarebbero di sua competenza e mostrando in questo senso una radicale, inspiegabile e irresponsabile linea rispetto a quella tenuta da tutti gli altri enti chiamati ad esprimersi su questa vicenda. Timac sta dunque rivolgendosi alla giustizia amministrativa per ricevere quelle risposte che ha cercato ripetutamente e inutilmente nell’arco di mesi di ottenere dagli enti preposti, con un evidente danno nei confronti dell’azienda e della comunità locale e accumulando un inutile ritardo.

Dopo il via libera della Conferenza di servizi dello scorso 11 luglio, oggi anche  Arpa Puglia ha espresso parere favorevole all’operazione di pump and treat proposta da Timac Agro Italia per rimuovere l’inquinamento nella falda su cui sorge lo stabilimento. Un inquinamento che, come accertato dal CNR attraverso lo studio idrogeologico, non proviene dall’attività produttiva dell’azienda bensì dall’esterno del sito stesso.

“Nel rilevare la coerenza con l’Analisi di rischio sanitario ambientale sviluppata dalla società – si legge nella nota di Arpa Puglia – si esprime parere tecnico favorevole alle attività poste in essere per la impermeabilizzazione delle aree interne dello stabilimento e a quelle a realizzarsi per il confinamento delle acque di falda superficiale sottese allo stesso”.

L’operazione di pump and treat consentirà di estrarre dalla falda le acque che registrano valori anomali (pur se non dovuti all’attività dello stabilimento Timac) e di sottoporre queste acque a trattamento per renderle definitivamente inoffensive per l’ambiente. L’intervento sulla falda si aggiunge così a quello già operativo sul suolo e allo studio idrogeologico realizzato dall’azienda a proprie spese.

Il parere favorevole di Arpa Puglia è solo l’ultimo riconoscimento dell’impegno profuso da Timac Agro nell’affrontare con il massimo senso di responsabilità e trasparenza una situazione di inquinamento che non deriva dalla propria attività produttiva.

“Noi desideriamo lavorare serenamente, per questo ci interessa continuare a produrre, ad assumere persone, così come l’azienda sta facendo nonostante la crisi economica, e per questo ci siamo sempre messi a disposizione delle richieste degli enti locali”, è quanto dichiara Andrea Camaiora, portavoce di Timac Agro Italia in un’intervista ad Amica9 Tv.

Abbiamo messo a disposizione le risorse per sostenere lo sforzo economico degli studi di CNR e Arpa, e questi hanno confermato ciò che noi avevamo sempre detto e che avevamo accertato con uno studio privato, e cioè che l’inquinamento non proviene da Timac, ma alle spalle dello stabilimento” prosegue il portavoce di Timac Agro.

“Ci è stato chiesto di fare un intervento di messa in sicurezza del suolo e abbiamo speso 600mila euro per l’impermeabilizzazione e gli altri interventi. Abbiamo chiesto e ottenuto anche l’approvazione del piano di bonifica della falda, che ci costerà molto ma verrà realizzato, sperando che qualcuno prima o poi ci rifondi dei grandi danni subiti in questi mesi per un inquinamento non prodotto da noi ma di cui noi, per collaborare lealmente con la città di Barletta, ci siamo sobbarcati” conclude.

Clicca sul video per guardare l’intervista completa.

“Noi desideriamo lavorare serenamente, per questo ci interessa continuare a produrre, ad assumere persone, così come l’azienda sta facendo nonostante la crisi economica, e per questo ci siamo sempre messi a disposizione delle richieste degli enti locali”, è quanto dichiara Andrea Camaiora, portavoce di Timac Agro Italia in un’intervista ad Amica9 Tv.

Abbiamo messo a disposizione le risorse per sostenere lo sforzo economico degli studi di CNR e Arpa, e questi hanno confermato ciò che noi avevamo sempre detto e che avevamo accertato con uno studio privato, e cioè che l’inquinamento non proviene da Timac, ma alle spalle dello stabilimento” prosegue il portavoce di Timac Agro.

“Ci è stato chiesto di fare un intervento di messa in sicurezza del suolo e abbiamo speso 600mila euro per l’impermeabilizzazione e gli altri interventi. Abbiamo chiesto e ottenuto anche l’approvazione del piano di bonifica della falda, che ci costerà molto ma verrà realizzato, sperando che qualcuno prima o poi ci rifondi dei grandi danni subiti in questi mesi per un inquinamento non prodotto da noi ma di cui noi, per collaborare lealmente con la città di Barletta, ci siamo sobbarcati” conclude.

Clicca sul video per guardare l’intervista completa.

Il tribunale del riesame di Trani ha respinto oggi il ricorso presentato da Timac Agro Italia contro il provvedimento di sequestro dello stabilimento di Barletta adottato dalla procura di Trani lo scorso 14 giugno, che prevede la facoltà d’uso dell’impianto.

Il tribunale del riesame di Trani conferma la decisione della procura di Trani nonostante vi siano svariate e molteplici ragioni per considerare illegittimo e immotivato un sequestro condizionato con facoltà d’uso riferito a un inquinamento mai prodotto dall’azienda e rispetto al quale, per giunta, Timac sta operando da tempo, come anche definitivamente deciso dalla Conferenza di servizi dell’11 luglio scorso, per una bonifica sia del suolo che della falda.

Pur stupiti e amareggiati da una decisione che a nostro giudizio non ha alcun fondamento, desideriamo per primi comunicare la notizia ai barlettani, in quello spirito di dialogo e trasparenza che ormai da tempo contraddistingue il rapporto che l’azienda ha con l’opinione pubblica e le istituzioni locali.

La battaglia per veder riconosciute le nostre ragioni non finisce qui. Non appena giungeranno le motivazioni del riesame ci rivolgeremo alla Cassazione. Nel frattempo, accelereremo l’istanza presentata al Tar contro le illegittime ordinanze della provincia, che già da tempo avrebbero dovuto essere ritirate. Inutile sottolineare come, ogni giorno che passa, questa situazione si incancrenisca sempre più, aggravando il carico di responsabilità di tutti gli attori coinvolti.

Il 14 giugno 2016, la procura di Trani ha disposto il sequestro dello stabilimento di Timac Agro di Barletta, che produce fertilizzanti, con l’obbligo per l’azienda di provvedere entro 90 giorni alla bonifica del sito ma con facoltà d’uso. Il responsabile legale dell’azienda, l’amministratore delegato Pierluigi Sassi, è stato iscritto nel registro degli indagati con i capi di incolpazione di omessa bonifica, inquinamento ambientale e inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità, con l’accusa di non aver ottemperato alle ordinanze n. 3 e 4 del 2015 adottate dalla Provincia di Barletta-Andria-Trani, con cui si obbligava alla bonifica del sito la Timac, ritenuta responsabile dell’inquinamento dell’area, e rispetto alle quali l’azienda ha presentato ricorso al Tar. Il sequestro preventivo d’urgenza è stato convalidato dal gip di Trani il 20 giugno 2016.

Il 30 giugno 2016, Timac ha presentato istanza di riesame del sequestro, sostenendo che il provvedimento adottato dalla procura sarebbe non solo illegittimo, ma anche infondato nel merito, contraddittorio, sproporzionato e lacunoso dal punto di vista di un’effettiva conoscenza delle disposizioni in materia ambientale. Nell’istanza di riesame, la Timac sottolinea che:

 

1) Nessun inquinamento nell’aria, in falda e nel sottosuolo deriva dall’attività dell’azienda

Il processo produttivo dell’impianto non comporta alcun tipo di inquinamento nell’aria. Lo riconosce la stessa Procura di Trani nel provvedimento di sequestro, affermando che «negli anni la Timac è stata oggetto di più o meno costanti campagne di monitoraggio dell’aria da parte dell’Arpa Puglia e di procedimenti di automonitoraggio… in nessun caso, come confermano i consulenti tecnici della Procura, sono stati superati i limiti prescritti dall’Aia (Autorizzazione integrata ambientale)».

L’attività produttiva di Timac non contribuisce in alcun modo a causare alcun inquinamento anche in falda e nel sottosuolo. Lo stabilimento è infatti un impianto produttivo a ciclo chiuso, privo di scarico in qualsiasi corpo recettore, e che quindi esclude per sua natura ogni possibilità attività contaminante dello stesso. Tutte le campagne di monitoraggio effettuate negli ultimi anni hanno dimostrato che la falda acquifera risulta già inquinata a monte dello stabilimento ed esce a valle di esso senza essere inquinato nel percorso che effettua scorrendo sotto il perimetro dello stabilimento e, anzi, i valori di contaminazione entrano più elevati da monte ed escono più ridotti a valle di Timac. La contaminazione, in definitiva, proviene da monte idrogeologico rispetto allo stabilimento.

 

2) Altroché inerzia dell’azienda sulle emissioni maleodoranti

Secondo la Procura, Timac non ha ancora proceduto a «individuare e adottare la tecnologia più adeguata alla rilevazione costante dell’acido solfidrico», e «pertanto procede solo alla rilevazione discontinua dell’H2S con cadenza mensile», e ciò «impedisce di fatto di accertare se i cattivi odori reiteratamente lamentatati dalla popolazione siano imputabili all’attività dell’azienda». In realtà, il monitoraggio mensile dell’H2S è espressamente previsto come alternativa a quello in continuo e che nelle BAT di settore (BREF LVIC-AAF),alla emissione di H2S non è associata alcuna criticità. Timac ha provveduto tempestivamente ad eliminare ogni disagio odorigeno potenzialmente proveniente dalla propria attività. A conferma di ciò, inoltre, un recente sopralluogo dei vigili del fuoco della stazione di Barletta ha confermato l’assenza nell’aria «di alcun valore anomalo di nessun genere di sostanza» proveniente dallo stabilimento. E non potrebbe essere altrimenti, visto che nel triennio 2008-2010 è stato installato un sistema di abbattimento di odori denominato Tecnium, basato su una tecnologia totalmente nuova sviluppata dal gruppo Roullier e validata anche attraverso un protocollo di sperimentazione avviato con l’università di Bari. L’impianto è costato complessivamente circa 2 milioni di euro.

 

3) L’azienda non ha alcun obbligo di bonifica, eppure la sta già facendo

La difesa dell’azienda sottolinea come Timac, in virtù della normativa vigente (non solo il Codice dell’ambiente, ma anche numerose sentenze adottate dal Consiglio di Stato e dalla Corte di giustizia dell’Ue), non ha alcun obbligo di adottare misure di bonifica o di messa in sicurezza per porre rimedio a una situazione di inquinamento causata dai precedenti proprietari dello stabilimento, ma solo di adottare le misure di prevenzione al fine di contenere il danno all’ambiente o la minaccia di tale danno. Nonostante non ci sia alcun obbligo in capo a Timac, quest’ultima ha comunque deciso di attivare un procedimento volontario di bonifica sui terreni del sito, sfociato con l’approvazione di Messa In Sicurezza Operativa-MISO (che è la tipologia di bonifica prevista dal codice dell’ambiente per questi casi), poi attuata nella sua interezza e verificata nella sua efficacia tra i mesi di ottobre 2015 e maggio 2016 (tutte attività non considerate nell’indagine della Procura).

Nella Conferenza di servizi dell’11 luglio 2016, le amministrazioni locali hanno unanimemente riconosciuto il pieno adempimento di Timac agli impegni assunti sull’attuazione delle MISO sul suolo.

Tali attività eliminano dunque alla radice ogni elemento soggettivo (il dolo, ossia la mancanza di volontà di effettuare le procedure previste dalla legge in caso di contaminazione e – conseguentemente - di inquinare) ed oggettivo (l’omessa bonifica e l’inquinamento) su cui si fonda l’assunto accusatorio.

 

5) Altroché inerzia per il rilascio della Via (Valutazione di impatto ambientale)!

Anche se il rilascio della Via - trattandosi di uno stabilimento già in esercizio da moltissimi anni e non nuovo - non è assolutamente un presupposto dell’Aia, il procedimento autorizzatorio ha seguito i tempi del normale iter previsto dalla legge. Secondo la Procura, Timac ha evitato di comunicare alla Provincia la categoria progettuale sulla scorta della quale classificare il proprio impianto produttivo, ma ciò è avvenuto soltanto per l’assenza negli elenchi allegati alla Legge regionale 11/2001 (precedente al D. lgs. 152/2006) della tipologia dell’impianto nella quale rientrava lo stabilimento Timac. Nonostante le difficoltà burocratiche, non imputabili all’azienda, quest’ultima non ha mostrato alcuna inerzia e ha invece avuto con la Provincia un dialogo costante e completo, comunicando, ad esempio, già nel 2012, che la categoria progettuale era la stessa di quella già comunicata in fase di istanza Aia. Si nota inoltre come Timac non abbia attualmente alcuna azione pendente nell’iter di conseguimento della Via: tutta la documentazione è pubblicata da tempo sul portale della regione Puglia.

 

6) L’azienda ha rispettato le ordinanze provinciali, anche se illegittime

Con l’adozione delle ordinanze n. 3 e 4 del 2015, con cui è stato richiesto alla Timac di eseguire la bonifica totale dell’intera area, acque di falda comprese, la Provincia BAT ha esercitato un potere che non spetta ad essa, ma alla Regione, che su tale aspetto si era peraltro già espressa in sede di Conferenza di servizi, come?, smentendo le tesi della Provincia e approvando il piano MISO proposto da Timac. Nonostante fosse certa delle sue ragioni, Timac ha proseguito a proprie spese nella sua attività di indagine della falda dell’intera area industriale di Barletta e – nonostante non fosse soggetto contaminatore – ha provveduto ad effettuare l’attuazione delle integrazioni di MISO sui terreni, proponendo già dal mese di marzo 2016 agli enti una messa in sicurezza operativa sulla falda che va ad effettuare un pump and treat al punto di conformità in uscita dello stabilimento, il pz3, l’unico piezometro che – ai sensi dei risultati delle prime analisi dello studio idrogeologico effettuate dalle stesse pubbliche autorità - risulta contaminato in uscita.

La Conferenza di servizi dell’11 luglio 2016 ha autorizzato in sede “decisoria” l’attuazione dell’operazione di pump and treat proposta da Timac. Il meccanismo consentirà di estrarre dalla falda le acque che registrano valori anomali (pur se non dovuti all’attività dello stabilimento) e di sottoporre queste acque a trattamento per renderle definitivamente inoffensive per l’ambiente. Il processo sarà svolto sotto l’attento controllo di Arpa. L’intervento sulla falda si aggiunge così a quello già operativo sul suolo e allo studio idrogeologico reso possibile dalla disponibilità dell’azienda in termini operativi ed economici.

Timac sta dunque pienamente ottemperando esattamente a quanto richiesto dalle due ordinanze provinciali n. 3 e 4 del 2015, ed è rimasta tutt’altro che inerte di fronte a tali ordinanze (seppur ritenute, come detto illegittime, e pertanto oggetto di ricorso al Tar). Timac ha ottemperato alle ordinanze della provincia non perché si è trovata nella condizione di sanare qualcosa di trascurato fino ad allora, ma semplicemente perché l’azienda ha sempre agito in questo modo, seguendo ciò che gli enti e le amministrazioni hanno sempre chiesto. Se tra agosto 2015 e settembre 2016 la provincia ha deciso che ciò che era stato chiesto a Timac fino a quel punto non era più considerato sufficiente (per motivi misteriosi non essendo intervenuti fatti nuovi) è difficile rintracciare una responsabilità dell’azienda.

 

7) Un sequestro illegittimo e fondato su ragioni solo mediatiche, non giuridiche

Infondato nel merito e sproporzionato visto che una bonifica è già in atto nel sito Timac: il sequestro disposto dalla Procura di Trani risulta essere dettato da ragioni più mediatiche che giuridiche. Ad ammetterlo è la stessa procura, che scrive chiaramente di essere intervenuta su spinta di una rilevante pressione mediatica e sociale, e a causa dell’inerzia degli organi preposti alla soluzione del problema. Nel nostro ordinamento, però, non vi è alcuna norma che attribuisce all’organo inquirente un potere suppletivo verso attività che la legge attribuisce esclusivamente agli Enti locali (e alle autorità competenti individuate dalla normativa ambientale) e che sono ad essi riservate anche in virtù di specifiche competenze tecniche.

La Procura mostra insomma una tendenza a sconfinare in campi non propri, in virtù di spinte mediatico-sociali: una prassi non nuova nell’ambiente inquirente di Trani, se si considerano le polemiche che negli ultimi anni hanno caratterizzato alcune sue attività di indagine (in gran parte finite nel nulla) sui temi più disparati (dal presunto complotto ordito dalle agenzie di rating statunitensi contro il governo italiano, alla recente inchiesta sul nesso tra vaccini e autismo).

 

8) Un sequestro incompatibile e in aperta contraddizione con la “facoltà d’uso”

C’è una incompatibilità evidente tra l’adozione del sequestro (con l’accusa di perdurante inquinamento proveniente dalla produzione dello stabilimento) e la concessione della facoltà d’uso dell’impianto stesso con finalità di bonifica. La facoltà d’uso, infatti, consente proprio la prosecuzione delle attività che la Procura ritiene pericolose e non autorizzate. Perché dunque un simile provvedimento? E’ la stessa Procura a essere consapevole che non c’è nessuna relazione tra l’impianto e l’inquinamento dell’area, e quindi il proseguimento dell’attività industriale di Timac non può in alcun modo aggravare o protrarre le conseguenze del reato contestato o agevolare la commissione di altri (ossia le esigenze che avrebbero motivato il provvedimento cautelare).

 

9) L’uso del sequestro condizionato è giuridicamente illegittimo

La Corte di Cassazione ha censurato più volte il ricorso al sequestro condizionato, come strumento di pressione per sollecitare gli “inquinatori” al ripristino dello stato dei luoghi, sulla base del principio che la bonifica dei luoghi interessati da reati ambientali non può essere disposta dall’autorità giudiziaria in pendenza di procedimento penale, ma solo irrogata con sentenza di condanna (Cass. Pen., Sez III, 10 giugno 2014, n. 28577). Inoltre, specificando un termine di 90giorni, la procura mostra di avere una scarsa consapevolezza del concetto di “bonifica”, nonché dei tempi tecnici  e dei passaggi amministrativi necessari alla sua realizzazione.

«Il lungo e tortuoso iter intrapreso nella seconda metà del 2015 e finalizzato ad attività di bonifica – per un inquinamento non prodotto da Timac Agro – è finalmente giunto a compimento. La Conferenza di servizi di lunedì 11 luglio, svoltasi presso la sede dell’assessorato all’ambiente della regione Puglia, ha infatti autorizzato in sede “decisoria” l’ormai famoso pump&treat proposto da Timac Agro per rimuovere un inquinamento che come accertato dal CNR attraverso lo studio idrogeologico proviene dall’esterno dello stabilimento. Si tratta di un meccanismo che consentirà di estrarre dalla falda le acque che registrano valori anomali (pur se non dovuti all’attività del nostro stabilimento) e di sottoporre queste acque a trattamento per renderle definitivamente inoffensive per l’ambiente».

Lo sottolinea Andrea Camaiora, portavoce di Timac Italia, il cui stabilimento di Barletta dallo scorso 14 giugno è sotto sequestro preventivo con facoltà d’uso disposto dal sostituto procuratore Silvia Curione e poi convalidato dal gip di Trani, Angela Schiralli. A Pierluigi Sassi, amministratore delegato dell’azienda del Gruppo Roullier, la procura contesta la violazione dolosa di disposizioni in materia ambientale e l’omessa bonifica del sito. Il ricorso contro il sequestro sarà discusso lunedì 18 luglio dal Riesame di Trani: gli avvocati Francesco Bruno e Francesco Salvi chiedono l’annullamento del decreto del gip per insussistenza  degli indizi e delle esigenze cautelari.

«Il pump&treat proposto da Timac Agro sarà svolto, come di competenza, – aggiunge Camaiora – sotto l’attento controllo di Arpa, che nella seduta della Cds di lunedì, attraverso l’ingegner Giuseppe Gravina, ha chiesto e avuto conferma di un punto definito per la verifica del corretto svolgimento delle operazioni di emungimento e trattamento delle acque».

«L’azienda – sottolinea la nota – ha quindi mantenuto la parola più volte ribadita sugli organi di informazione. L’intervento sulla falda, che per parte nostra sarebbe stato possibile autorizzare già mesi fa, si aggiunge così a quello già operativo sul suolo e allo studio idrogeologico reso possibile dalla disponibilità dell’azienda in termini operativi ed economici».

«Come abbiamo più volte ribadito, pur senza cercare a tutti i costi visibilità, avevamo e abbiamo sempre avuto a cuore la sostenibilità ambientale del nostro territorio e abbiamo sempre ricercato la leale collaborazione di tutti gli enti. Nella conferenza di servizi – prosegue Timac – è stato dato unanimemente atto all’azienda di aver operato sempre con la massima apertura e l’azienda ha apprezzato l’intervento chiarificatore reso in conferenza di servizi dal sindaco Cascella che ha messo in evidenza la necessità che venisse ben chiarito che gli interventi in approvazione si configurassero quali intervento di bonifica».

«Il recupero e il riutilizzo delle acque estratte dalla falda nel ciclo produttivo di Timac – evidenzia l’azienda del gruppo Roullier – rappresenta un esempio avanzato di sostenibilità ambientale. In accordo con Arpa e su richiesta della Provincia, Timac si è dunque impegnata a fornire un’ulteriore documentazione tecnica in cui in modo particolareggiato esponga gli aspetti ingegneristici del trattamento delle acque. L’azienda stessa, per mostrare la volontà di proseguire speditamente, ha proposto la data del 31 luglio per fornire l’ulteriore documentazione e la proposta è stata accolta favorevolmente dagli enti. Anche la Asl, in accordo con Arpa, ha espresso parere favorevole, non rilevando alcun pericolo per i lavoratori, associandosi alla richiesta di verifica delle acque espressa da Provincia e Arpa.

In conferenza di servizi è stato infine stabilito che entro il 20 settembre sarà avviato il barrieramento idraulico e dunque il pump&treat. Timac – pur presentando agli enti le difficoltà di attivarsi in tempi così rapidi, data l’imminenza del mese di agosto che rende difficile operare, soprattutto per le aziende – si è resa disponibile a procedere. Non c’è mai stata, infatti, alcuna volontà da parte dell’azienda di perdere tempo. Anzi, si è impegnata e ha operato per rendere operative le misure di tutela, ancorché non dovute, nel solo spirito di garanzia del territorio e rispetto di un ambiente oltraggiato da attività pregresse ed esterne al suo sito, giungendo addirittura – con l’approvazione di lunedì – a realizzare molto più di quanto indicato nelle illegittime ordinanze della Provincia, il cui contenuto è stato già impugnato dinanzi al Tar di Bari dall’azienda, che ha dato mandato ai propri legali di velocizzarne l’annullamento giudiziario».

Conclusione: «L’azienda sottolinea con soddisfazione come tutte le amministrazioni coinvolte abbiano riconosciuto nei propri scritti e dichiarazioni il pieno adempimento della società agli impegni assunti sull’attuazione delle MISO sul suolo. Questi attestati sono la miglior prova della serietà con cui Timac opera e intende operare e che naturalmente attende da tutti gli altri interlocutori».

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 14 luglio 2016.

«Il lungo e tortuoso iter intrapreso nella seconda metà del 2015 e finalizzato ad attività di bonifica – per un inquinamento non prodotto da Timac Agro – è finalmente giunto a compimento. La Conferenza di servizi di lunedì 11 luglio, svoltasi presso la sede dell’assessorato all’ambiente della regione Puglia, ha infatti autorizzato in sede “decisoria” l’ormai famoso pump&treat proposto da Timac Agro per rimuovere un inquinamento che come accertato dal CNR attraverso lo studio idrogeologico proviene dall’esterno dello stabilimento. Si tratta di un meccanismo che consentirà di estrarre dalla falda le acque che registrano valori anomali (pur se non dovuti all’attività del nostro stabilimento) e di sottoporre queste acque a trattamento per renderle definitivamente inoffensive per l’ambiente».

Lo sottolinea Andrea Camaiora, portavoce di Timac Italia, il cui stabilimento di Barletta dallo scorso 14 giugno è sotto sequestro preventivo con facoltà d’uso disposto dal sostituto procuratore Silvia Curione e poi convalidato dal gip di Trani, Angela Schiralli. A Pierluigi Sassi, amministratore delegato dell’azienda del Gruppo Roullier, la procura contesta la violazione dolosa di disposizioni in materia ambientale e l’omessa bonifica del sito. Il ricorso contro il sequestro sarà discusso lunedì 18 luglio dal Riesame di Trani: gli avvocati Francesco Bruno e Francesco Salvi chiedono l’annullamento del decreto del gip per insussistenza  degli indizi e delle esigenze cautelari.

«Il pump&treat proposto da Timac Agro sarà svolto, come di competenza, – aggiunge Camaiora – sotto l’attento controllo di Arpa, che nella seduta della Cds di lunedì, attraverso l’ingegner Giuseppe Gravina, ha chiesto e avuto conferma di un punto definito per la verifica del corretto svolgimento delle operazioni di emungimento e trattamento delle acque».

«L’azienda – sottolinea la nota – ha quindi mantenuto la parola più volte ribadita sugli organi di informazione. L’intervento sulla falda, che per parte nostra sarebbe stato possibile autorizzare già mesi fa, si aggiunge così a quello già operativo sul suolo e allo studio idrogeologico reso possibile dalla disponibilità dell’azienda in termini operativi ed economici».

«Come abbiamo più volte ribadito, pur senza cercare a tutti i costi visibilità, avevamo e abbiamo sempre avuto a cuore la sostenibilità ambientale del nostro territorio e abbiamo sempre ricercato la leale collaborazione di tutti gli enti. Nella conferenza di servizi – prosegue Timac – è stato dato unanimemente atto all’azienda di aver operato sempre con la massima apertura e l’azienda ha apprezzato l’intervento chiarificatore reso in conferenza di servizi dal sindaco Cascella che ha messo in evidenza la necessità che venisse ben chiarito che gli interventi in approvazione si configurassero quali intervento di bonifica».

«Il recupero e il riutilizzo delle acque estratte dalla falda nel ciclo produttivo di Timac – evidenzia l’azienda del gruppo Roullier – rappresenta un esempio avanzato di sostenibilità ambientale. In accordo con Arpa e su richiesta della Provincia, Timac si è dunque impegnata a fornire un’ulteriore documentazione tecnica in cui in modo particolareggiato esponga gli aspetti ingegneristici del trattamento delle acque. L’azienda stessa, per mostrare la volontà di proseguire speditamente, ha proposto la data del 31 luglio per fornire l’ulteriore documentazione e la proposta è stata accolta favorevolmente dagli enti. Anche la Asl, in accordo con Arpa, ha espresso parere favorevole, non rilevando alcun pericolo per i lavoratori, associandosi alla richiesta di verifica delle acque espressa da Provincia e Arpa.

In conferenza di servizi è stato infine stabilito che entro il 20 settembre sarà avviato il barrieramento idraulico e dunque il pump&treat. Timac – pur presentando agli enti le difficoltà di attivarsi in tempi così rapidi, data l’imminenza del mese di agosto che rende difficile operare, soprattutto per le aziende – si è resa disponibile a procedere. Non c’è mai stata, infatti, alcuna volontà da parte dell’azienda di perdere tempo. Anzi, si è impegnata e ha operato per rendere operative le misure di tutela, ancorché non dovute, nel solo spirito di garanzia del territorio e rispetto di un ambiente oltraggiato da attività pregresse ed esterne al suo sito, giungendo addirittura – con l’approvazione di lunedì – a realizzare molto più di quanto indicato nelle illegittime ordinanze della Provincia, il cui contenuto è stato già impugnato dinanzi al Tar di Bari dall’azienda, che ha dato mandato ai propri legali di velocizzarne l’annullamento giudiziario».

Conclusione: «L’azienda sottolinea con soddisfazione come tutte le amministrazioni coinvolte abbiano riconosciuto nei propri scritti e dichiarazioni il pieno adempimento della società agli impegni assunti sull’attuazione delle MISO sul suolo. Questi attestati sono la miglior prova della serietà con cui Timac opera e intende operare e che naturalmente attende da tutti gli altri interlocutori».

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 14 luglio 2016.

Stessa azienda, due impianti. In entrambi gli stabilimenti il medesimo ciclo produttivo, le stesse materie lavorate, identico il prodotto finale. Il primo, inserito nell’area industriale di Barletta, il secondo, in provincia di Cremona, è all’interno del parco regionale dell’Adda. Secondo voi quale dei due ha subito una contestazione ambientale, ordinanze provinciali e persino un provvedimento di sequestro? A Cremona, aironi e cigni stanno tranquilli a quindici metri di distanza dall’azienda. A Barletta l’impianto è a rischio chiusura. È sempre più difficile lavorare nella Puglia di Michele Emiliano. Da Taranto a Foggia si respira un pessimo clima per le aziende, che è ulteriormente peggiorato dopo la decisione di Matteo Renzi di puntare sulla Campania di Vincenzo De Luca e non sulla Puglia per la gran parte dei contratti di programma e incentivi alle imprese.

E così Barletta diventa l’ultimo incredibile esempio di un clima anti-industriale favorito dalla retorica della bellezza che l’antagonista di Matteo Renzi ha cavalcato recentemente nella sua regione contro le trivelle.

A un’azienda leader mondiale nel settore dei fertilizzanti – Timac Agro Italia – viene contestato prima dai comitati, poi dagli enti e infine dalla procura, di inquinare. I comitati scambiano vapore acqueo per chissà quale agente inquinante, la provincia emette ordinanze senza accertare chi sia l’inquinatore e otto mesi dopo arriva l’esito di uno studio idrogeologico del CNR che attesta non solo che Timac non inquina, ma anche che gli agenti inquinanti entrano nello stabilimento con valore 80 ed escono con valore 30. Ciliegina sulla torta, un mese dopo lo studio idrogeologico, la procura di Trani emette un provvedimento fuori delle sue competenze «di sequestro con facoltà d’uso dell’impianto» e «obbligo di bonifica entro 90 giorni», tralasciando cosa hanno concordato nelle conferenze di servizi degli ultimi sei mesi l’azienda e gli enti, ovvero 600 mila euro di messa in sicurezza del suolo pagate dall’azienda e un sistema di pompaggio delle acque a salvaguardia della falda. L’azienda, dopo essere finita sul banco degli imputati, cambia strategia e si affida a due super esperti di diritto ambientale, i professori Francesco Bruno e Matteo Benozzo (studio legale Pavia Ansaldo)  che iniziano a ribaltare la situazione. Tutto questo mentre Arpa rilascia bollettini entusiastici sulla qualità del mare di tutto il nord barese, con esplicito riferimento a Barletta.

A peggiorare le cose il perdurare di una crisi politica della giunta di centrosinistra guidata dallo storico portavoce di Giorgio Napolitano al Quirinale, Pasquale Cascella. C’è uno scontro di potere tra i giovani ‘renziani’ capeggiati dal consigliere regionale Filippo Caracciolo e il sindaco, costretto trimestralmente a crisi di governo per tirare avanti. Nel frattempo vacillano i 200-300 posti di lavoro diretti e indiretti di Timac. La parola chiave della giunta barlettana è ‘delocalizzazione’, ma ciò potrebbe significare chiusura dello stabilimento e spostamento della produzione su un’altra sponda del Mediterraneo, ad esempio l’Albania. Lo scottante faldone potrebbe arrivare presto sul tavolo del ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, con un rischio figuraccia dietro l’angolo. Timac, infatti, appartiene al gruppo francese Roullier. Si tratterebbe dell’ennesimo messaggio agli investitori internazionali: state lontani dall’Italia di Renzi e soprattutto dalla Puglia di Emiliano. Ce lo possiamo permettere?

di Gianni Di Capua

Da Il Tempo del 9 luglio 2016

"La consigliera Campese sulla Gazzetta ha centrato uno dei tanti punti di questa incredibile vicenda ambiental-occupazional-urbanistica che da mesi (forse anni) è in corso a Barletta". Così Andrea Camaiora, portavoce di Timac Agro Italia. "Da parte nostra - prosegue - non ci permetteremo di cavalcare la questione occupazionale e tantomeno di mettere sullo stesso piano ambiente e posti di lavoro, anche se appare lunare che un dibattito pubblico che affronti il rapporto tra imprese e città ignori la questione lavoro e altrettanto lunare che a sottovalutare l'impatto di una crisi economica sia un sindaco che per formazione culturale di sinistra dovrebbe essere attento al tema del lavoro. Ma andiamo oltre. Timac ha inteso costruire un rapporto aperto, veritiero e leale nei confronti degli enti locali, in primis del primo cittadino di Barletta, evitando sempre le polemiche".

E poi: "Ma - come sottolinea la consigliera Campese - se c'è trasparenza nel percorso intrapreso dal comune di Barletta nessuno se ne è accorto e Cascella non può pretendere dai suoi interlocutori la pazienza di Giobbe. È noto che il processo di bonifica, è stato proposto da Timac agli enti locali da molto tempo. Sul suolo, attraverso 600 mila euro spesi dall'azienda per le Miso, è già avviato. Sulla falda, attende solo un via libera definitivo. Per non parlare dello studio idrogeologico, che è stato realizzato volontariamente da Timac a proprie spese e presentato alla cittadinanza alcune settimane fa come un successo del sindaco. Un bel tacer non fu mai scritto, ma questa volta scriviamolo".

Conclusione: "Sia fatta chiarezza una volta per tutti: se inerzia c'è stata non è stata di Timac. È sempre per fare chiarezza: non saranno più ammesse senza reazioni perdite di tempo o speculazioni, di qualunque genere. Si può avere un problema politico a tenere in piedi la propria maggioranza ma occorre badare prima di tutto a tenere insieme il tessuto sociale di una comunità. Come? Non mandando a spigolare i lavoratori (che sono padri di famiglia), le aziende e i comitati, ma cercando di comporre la società con l'obiettivo di assicurare diritto alla salute, diritto al lavoro e tutela dell'ambiente. Noi, come scrivemmo a novembre sulla Gazzetta a Cascella, siamo disponibili a un confronto trasparente, leale ma soprattutto concreto".

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 4 luglio 2016.

Timac Agro prosegue il confronto leale e trasparente con gli enti, gli organismi di controllo e tecnici, intrapreso con i due studi relativi allo stato della falda e che vedrà nei prossimi mesi, su iniziativa di Timac, un'azione di "pump and treat" nell'ambito dello stabilimento aziendale, volto esclusivamente ad assicurare che qualsivoglia rischio per l'ambiente sia evitato. Ciò avverrà nonostante i dati emersi dal protocollo ambientale dicano inequivocabilmente che il soggetto inquinatore si trova a monte di Timac.

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Timac Agro prosegue il confronto leale e trasparente con gli enti, gli organismi di controllo e tecnici, intrapreso con i due studi relativi allo stato della falda e che vedrà nei prossimi mesi, su iniziativa di Timac, un'azione di "pump and treat" nell'ambito dello stabilimento aziendale, volto esclusivamente ad assicurare che qualsivoglia rischio per l'ambiente sia evitato. Ciò avverrà nonostante i dati emersi dal protocollo ambientale dicano inequivocabilmente che il soggetto inquinatore si trova a monte di Timac.

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 2 giugno 2016.

"Timac condivide l'intervento del sindaco Pasquale Cascella e conferma la piena disponibilità a un confronto costruttivo per gestire nel modo più efficace possibile la problematica ambientale dell'area industriale". Replica così Andrea Camaiora, portavoce di Timac Agro, all'appello espresso dal sindaco di Barletta per uno sforzo collettivo.

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 31 ottobre 2015.